"Col passare degli anni ho capito che voglio sentirmi libero di essere inglese, scozzese o americano come e quando meglio credo. Quello che davvero conta sono la musica e le canzoni, il resto sono solo chiacchiere da bar".  (Mark Knopfler - estate 2012).

Ogni uscita discografica di Mark Knopfler sul mercato in coincidenza con l'approssimarsi dell'autunno è ormai appuntamento fisso da un bel po' di anni (seppur anche quelle pietre miliari a nome Dire Straits  come "Making Movies" e "Love Over Gold" videro la luce rispettivamente nell'ottobre del 1980 e nel settembre 1982), a cui non in molti si sentono rinunciare. L'autunno si sa è una stagione che tende all'imbrunire, il periodo dell'anno in cui è più semplice lasciarsi trascinare da quello che accade intorno, facendo sì che siano le emozioni a fuoriuscire con naturalezza e perché no magari trovando in un indovinato sottofondo sonoro, un prodigioso toccasana che ne favorisca il loro accrescimento. Il chitarrista scozzese ha sempre manifestato ancor di più nel suo percorso da solista, la capacità di sintetizzare in musica le proprie sensazioni di appagamento e rigoglio, ma anche in grado di ondeggiare tra inquietudine ed un addomesticato impeto.

"Privateering"  - e cioè, il solcare i mari in lungo ed in largo da parte delle navi corsare -, si muove in una direzione musicale già nota a chi legge, fatta di folk, country ed una fondamentale componente blues, caratterizzando questo settimo full lenght , impreziosendo il tutto anche con dei geniali e scintillanti richiami alla leggenda dei Dire Straits. Un lavoro o meglio un doppio cd (il primo nella carriera dell'artista) in cui è la poesia a lasciare che sia la musica in grado di assorbire con misurato ardore la beatitudine delle ambientazioni proposte, evitando di cadere nella ripetitività che talvolta in passato era sopraggiunta.

Il primo dischetto è un jukebox della spensieratezza dove l'omogeneità dei suoni permette di godere dell'ascolto di brani in cui è il blues a farla da padrone ("Hot Or What" e "Don't Forget Your Hat"), ma anche regalando spazio vitale a ballate d'autore ("Go Love" e "Miss You Blues") e a qualche sorpresa ("Corned Beef City") che rimanderà piacevolmente ai tempi andati gli affezionati di lunga data al genio di Glasgow. Non mancano di certo riferimenti alla tradizione irlandese ("Yon Two Crows") così come alla serenità narrativa di cui la title track ne è uno dei più rappresentativi momenti dell'album, il tutto condito con una spontaneità narrativa ("Redbud Tree" e "Haul Away") che trova nella creazione di esemplari melodie il tassello conclusivo di un perfetto mosaico musicale. Prestando attenzione a quella che è a tutti gli effetti l'ufficiosa b-side (il secondo cd per intenderci...)  di "Privateering" non è difficile accorgersi di un inequivocabile equilibrio compositivo che porta alla creazione di riusciti manifesti di cultura nera ("Got To Have Something" e "Today Is Okay") come di tranquille narrazioni d'atmosfera ("Radio City Serenade" e "Bluebird") che risultano essere tutt'altro che brani di riserva.   Lasciarsi trasportare dai viaggi musicali di Knopfler, oggi ancor più di prima titolare di una leadership indiscussa, vuol dire anche comprendere l'importanza di un amalgamato suono di insieme ("I Used To Could" e "Gator Blood") che testimonia quanto rodati musicisti (Jim Cox al piano, Richard Bennett al bouzouki e chitarre varie, Paul Frankin al pedal steel, Glenn Worf al basso, tra gli altri, senza dimenticare Guy Fletcher - keyboarder di fiducia dai tempi dell'O.S.T. "Cal" (1984) - riconosciuto anche come arrangiatore ufficiale), siano protagonisti e non più trasparenti membri di una backing band. Ovviamente non è facile trovarsi con immediatezza sulla stessa lunghezza d'onda del chitarrista (magari dopo ripetuti ascolti sì), che a sessant'anni suonati è in grado di concepire canzoni assimilabili con semplicità ("Kingdom Of Gold" e "Dream Of The Drowned Submariner") senza essere commerciali, in grado per lo più di fornire i giusti mezzi per far volare la propria mente in quella ruralità che accomuna il vecchio ed il nuovo continente, entrambi espressione dei differenti colori delle radici di questi suoni.   

"Privateering" (la cui cover mostra una palese familiarità con il discreto "Into The Wild" (2007) del singer Eddie Vedder dei Pearl Jam), rappresenta il naturale e perché no, personale cammino evolutivo che l'artista ha intrapreso, confermando artisticamente ancor di più l'allontanamento dal percorso straordinario tracciato con i Dire Straits. Più di novanta minuti  di musica in cui ad essere proposto è un ventaglio di palpabile linearità di sensazioni, in cui la voce penetrante quanto carezzevole, permette alla pacatezza delle atmosfere create dagli strumenti, di rappresentare al meglio i coloriti paesaggi musicali che confermano il florido stato di grazia compenetrato dalla prodigiosa prolificità compositiva di uno dei più schivi quanto pluridecorati sudditi di Sua Maestà.

[Le versioni disponibili oltre alla standard edition di due cd, sono quella Deluxe con bonus disc che include un cd dal vivo con brani estratti dalle prove per il tour del 2013: "Why Aye Man", "Cleaning My Gun", "Corned Beef City", "Sailing To Philadelphia" e "Hill Farmer's Blues" tutte estratte dal Live From Music Bank London 2011; il doppio vinile e per i più incontentabili anche l'edizione "Super Deluxe Box Set": che comprende: due cd, il doppio vinile, un bonus cd con tre extra tracks ("Occupation Blues", "River Of Grog"e "Follow The Ribbon"), un documentario in dvd dal titolo "A Life In Songs" che contiene un bel po' di materiale inedito del Knopfler solista e dei Dire Straits, tra interviste e clips d'annata. Nello stesso box-set sono incluse repliche numerate di stampe originali, oltre ad una credit card che permette di scaricare un intero concerto].

Carico i commenti... con calma