L'attesa, la pubblicazione delle date e la corsa ad acquistare il biglietto dei gruppi o degli artisti a noi cari. Per l'esistenza di un fan anche non particolarmente accanito, diciamo che la fase preliminare ad un concerto gira proprio intorno all'essenzialità di questi tre punti. Dall'acquisto del ticket all'evento concertistico è spesso uno scivolare via di stagioni, trascorse anche ad immaginare l'attesa serata che magari brami da mesi o anche da una vita. Quanto appena scritto è frutto della mia diretta esperienza dell'estate 2015, aspettando pazientemente anche stavolta l'ex Dire Straits promuovere in tour l'album TRACKER uscito da qualche mese.

L'auditorium Parco della Musica viene nuovamente scelto come in occasione del GET LUCKY tour del 2010. La Cavea (un anfiteatro predisposto ad accogliere 3.000 persone) è un posto che gode di un'acustica straordinaria e per il pubblico più open-minded, non può non rimandare la mente alle immagini del celebre LIVE AT POMPEI dei Pink Floyd. Il Knopfler solista ,propone oggi un genere musicale differente da quello suonato con la sua celebre ex band (che esordì nel 1978 con un'inebriante miscela country e blues con i piedi ben piantati nel pub rock dell'epoca), solcando sempre nella duplice veste di autore e musicista una strada più peculiare, tanto vicina alla tradizione musicale americana quanto a quella scozzese palesata principalmete e senza compromessi, attraverso quella valvola di sfogo fuori dal grande biz, ancora oggi per lo stesso artista rappresentata dalle raffinate colonne sonore che regolarmente pubblica.

Il sole è oramai calato ed un simpatico presentatore con tanto di camicia Union Jack, annuncia l'inizio dello spettacolo e sul palco senza tante autocelebrazioni salgono Knopfler ed i suoi fidi musici che lo accompagnano da anni. L'accoppiata ritmica della nuova Broken Bones, in pieno stile J.J. Cale, e della oramai testata Corned Beef City (dedicata al famigerato borgo londinese di Dagenham) in cui non vengono di certo nascosti richiami ai Creedence Clearwater Revival di Fogety, creano garbatamente quel feeling di familiarità che da anni distingue gli shows del Knopfler solista. Un'atmosfera di confidenza che si instaura con le parole di apprezzamento del chitarista verso la città che lo ospita e che fanno da introduzione alla cordiale intimità di Privateering, un brano che per mano ci porta dritti all'ascolto di Father and Son (da Cal del 1984) e di Hill Farmer's Blues, unite in un'originale mini-suite che chiude la parte introduttiva della serata. Per quanto ci si possa preparare ad un incontro con la storia, l'impatto con i tre brani successivi (in cui vengono ripercorsi quasi dieci anni di quella band tanto alle strette, che cominciò a raccogliere i primi riconoscimenti a livello mondiale, con quel sublime manifesto di eleganza e stile a nome MAKING MOVIES), non è assolutamente facile. E' proprio dal capolavoro del 1980 che parte l'inconfondibile pizzicato di Romeo and Juliet accompagnato da un lungo scroscio di applausi, mentre a Sultans of Swing toccherà raccogliere il tripudio durante lo storico assolo nel finale, quanto alla suadente Your Latest Trick (anticipata dalla breve She's Gone dall'OST METROLAND del 1998) riconfermare a distanza di anni (se ve ne fosse ancora bisogno ...), l'attualità ancor oggi di un disco come BROTHERS IN ARMS.

Uno spettacolo che a scelta insindacabile del suo protagonista, si muove in maniera equilibrata tra gli intramontabili brani dei suoi Dire Straits e quelli di una carriera solista che pur non ricalcando pedissequamente le orme della storia che fu, ha sicuramente contribuito ad ampllare e confermare la straordinaria traiettoria artistica di un musicista per molti aspetti fuori dagli schemi. E poco prevedibile deve essere apparso al trepidante pubblico, il portamento dal ritmo caraibico di Postcards from Paraguay in grado di assorbire una simpatica band introduction. Il country di Marbletown ed una trascinante Speedway at Nazareth portano lo show verso un finale di riconoscenza, in cui l'intima Wherever I Go con il pubblico oramai sotto il palco, fa da spartiacque nel bel mezzo di una triade irresistibile composta da: Telegraph Road, So Far Away e Going Home [Theme from "Local Hero"], pronte a ricordare, quella che probabilmente è stata la decade più fulgida di una grande band che ancora oggi sono in molti a portare nel cuore. Le ultime note, la musica termina ed i saluti di Mark and Band sono dopo le due ore di musica, il ringraziamento che i presenti abbracciano appieno.

Il gruppo lascia il palco, le luci si accendono e la folla garbatamente abbandona l'anfiteatro, lasciandomi libero di cercare una seconda e sensazionale t shirt da acquistare ed a cui affidare per il futuro, il delicato compito di ricordare una serata davvero speciale,capace di avermi dato l'illusione di essere al centro del mondo ....soli io e la (mia) musica.

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