Negli anni ’50, in America, il cinema ebbe una forte connotazione e propulsione specialmente in un genere specifico: il melò.

E fu così che passarono alla storia dei capolavori Hollywoodiani senza tempo che restano tuttoggi nell’olimpo dei più grandi film di sempre.

Il melò è quel genere dove il dramma si fonde e si aggroviglia in una o più storie d’amore, struggenti, passionali, torbide, ce n’è per tutti i gusti.

E non fu facile destreggiarsi nel genere, poiché il cinema doveva fare i conti col famigerato Codice Hays dal nome del suo creatore Will H, Hays il Production Code, una serie di linee guida morali che per molti decenni hanno governato e limitato la produzione del cinema negli Usa.

Regole del Codice

Il Production Code elencava tre "Principi generali": Non sarà prodotto nessun film che abbassi gli standard morali degli spettatori. Per questo motivo la simpatia del pubblico non dovrà mai essere indirizzata verso il crimine, i comportamenti devianti, il male o il peccato.

Tuttavia, coraggiosamente, furono molti i cineasti che “sfidarono” il codice, purtroppo sempre entro certi limiti.

Ad ogni modo uno dei film più importanti e “scabrosi” per l’epoca, della melò hollywoodiana anni ’50 fu senza dubbio Peyton Place (1957), tratto dall’omonimo, scandaloso romanzo best seller di Grace Metalious uscito appena un anno prima.

Peyton Place è una cittadina immaginaria del New England, la classica cittadina di provincia, pulita e carina, c’è anche il lago. Invero piuttosto anonima, ben lontana dai fasti della metropoli e dell’America che conta (la grana).

Bigotta e borghese quanto basta, con tanta di quella polvere sotto il tappeto che alla fine qualcuno sto tappeto lo sbatterà e ne vedremo delle belle.

Ambientato nel 1941, all’indomani dell’attacco di Pearl Harbour, Peyton Place è un film corale, magistrale, di 157 minuti, venne definito la madre di tutte le soap-opera.

Connotato da un’imponente (e per me invadente) colonna sonora (unico appunto che mi viene da fare), Peyton Place è un film eccezionale, corale (l'ho già detto), dove tutti gli attori, dai protagonisti ai comprimari, i dialoghi, la regia e quant’altro, si muovono con una precisione ed una pulizia straordinaria, con uno svolgimento lineare e coerente lungo tutti i lunghi 157 minuti, senza una sbavatura. È per questo che il film non annoia mai, non c’è un riempitivo, non ci sono giochetti o frasi a effetto, nessuna strizzatina d’occhio.

Insomma è il classico “filmone” di una volta, un capolavoro, invecchiato eccome, e vorrei vedere, girato 67 anni fa e ambientato 83 anni fa. Che volete? Siate voi piuttosto a calarvi nell’epoca per comprendere e capire.

Starvi a raccontare chi è chi o chi fa cosa è esercizio sterile, leggetevi la trama in rete se volete ma poi perché? Per sapere già qualcosina? Non ne vale la pena.

Sappiate che c’è la bellissima e conturbante Lana Turner, tra le più grandi dive hollywoodiane di sempre, ed una giovane Hope Lange, grandissima anche lei. E non crediate che gli altri siano da meno eh?

Il film ottenne un casino di candidature sia all’Oscar che al Golden Globe ma non ne vinse una: aveva sfidato il Codice Hays.

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