Avete pregiudizi d'ascolto? No?, bene! Avete una giusta dose d'incoscienza? Sì?, benissimo! Allora infilate pure nel lettore "Standing on a Hummingbird", album d'esordio del canadese Mark Templeton, un novello chitarrista molto particolare.

Definizione alquanto riduttiva, quella sopra, considerato che chitarra acustica, banjo e chitarra elettrica sono per Mark Templeton semplici pretesti per ricavare melodie appena accennate e lasciate scivolare via senza sviluppo: uno sfondo sonoro fatto di un fraseggio minimale, spesso e volentieri ripetuto in loop, condito da field recordings (o registrazioni ambientali: lo scrosciare dell'acqua, il rumore del traffico, il vociare delle persone, eccetera) e costantemente sporcato da rumori spuri, effetti di disturbo, brutture e distorsioni di ogni tipo.

Prima uscita, nel febbraio 2007, per la Anticipate, "Standing on a Hummingbird" sta al passo con le evoluzioni più recenti della musica elettronica, elettroacustica, ambient-sperimentale, glitch e via dicendo. Christian Fennesz e Oren Ambarchi sono due tra i nomi che vengono subito in mente per inquadrare questo debuttante nella corrente stilistica che cerca un uso creativo della chitarra (elettrica): strumento ben frequentato nei decenni ma che ora, nel caso di questi musicisti, sta in simbiosi col laptop.

Il contributo di Mark Templeton consiste però nell'uso smodato del rumore, che trafigge senza pietà ogni singolo bit di questo cd. Verrebbe da dire ogni solco (se fosse inciso su vinile) perché il canadese, non contento della tempesta di glitch con cui sferza le dieci tracce dell'album, riproduce perfino il graffio della puntina d'altri tempi... E dove ciò ancora non bastasse, egli sminuzza il fraseggio musicale, maltratta il materiale sonoro, lo comprime, lo distorce, lo fa accavallare su se stesso come nel discorso rotto e farfugliato di un afasico.

Eppure questo lavoro si fa ascoltare, e non senza qualche emozione: congratulazioni a Mark Templeton, ovvero come ti deturpo il suono.

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