Nonostante le sue origini, credo che Mark Thomas Tremonti non abbia idea dell’esistenza di un suo omonimo coinvolto nella politica Italica, evocato spesso da tanti (Berlusconiani e non) qui nel Belpaese,una volta letto per la prima volta il nome del rocker di Detroit.Non esiste invece fraintendimento alcuno quando si parla della musica di “The Voice”, il caro vecchio Francis Albert Sinatra, detto Frank.
“Tremonti Sings Sinatra” è molto più che un album di cover inciso da un fan sfegatato del più grande cantante popolare americano del Novecento. Questo perché il fan in questione appartiene a un universo musicale diametralmente opposto a quello di Sinatra, con il quale non può (apparentemente) condividere la stessa vocazione di genere.
Mark Tremonti non aveva neppure mai preso in considerazione l’ipotesi di unire le corde vocali a quelle della sua potente chitarra, al di là di questo progetto. Poi, complice una carriera straordinaria come autore, produttore e fondatore di ben tre band (Creed, Alter Bridge, Tremonti Project), l’enorme potenzialità espressa e un GRAMMY Award, le cose sono cambiate. La sicurezza definitiva nei propri mezzi si è fatta viva con la nascita del progetto solista, dove ha dovuto e potuto mettere in mostra le innegabili doti vocali di frontman.
“Tremonti Sings Sinatra” nasce come progetto benefico per l’associazione “Take a Chance For Charity” (alla quale sono devoluti tutti i proventi), creata da Mark in collaborazione con la National Down Syndrome Society (NDSS). La piccola Stella, terzogenita dei coniugi Tremonti, nata nel marzo dell’anno scorso, ha ispirato questa iniziativa. Come ha raccontato Mark, una sera, trovando un vecchio video in cui Sinatra eseguiva “The Song Is You”, ha sentito di volersi immergere nella sua vocalità. Poco dopo è nata Stella e i due universi si sono allineati.
Per realizzare questo ambizioso progetto, Tremonti ha chiesto aiuto al suo manager, Tim Tournier. Il buon Tim, da ragazzino aveva preso lezioni di chitarra da Dan McIntyre, all’epoca musicista turnista della band di Sinatra. In questo modo, Mark ha potuto contattare nientemeno che il direttore d’orchestra di Frank Sinatra in persona, Mike Smith. Smith ha a sua volta rintracciato e chiamato a raccolta i diciassette membri superstiti della band. Le sessioni di registrazione si sono svolte in piena pandemia, non consentendo così ai musicisti di suonare insieme nella stessa stanza. I sassofonisti avevano dovuto suonare dopo le trombe, il basso e le chitarre. Ci sono volute centinaia di ore ma alla fine i quattordici brani sono venuti alla luce.
Dall’apertura di pianoforte e dai fiati di “I’ve Got You Under My Skin”, fino alla chiusura vocale di “All or Nothing At All”, Tremonti mette in mostra una vocalità incredibile, che riporta in tutto e per tutto a quella originale. Anche “Wave” (a detta di Tremonti la più difficile da eseguire, per le basse parti vocali), dimostra che la sfida è vinta. La tracklist è una dovuta selezione di canzoni immortali come “My Way”, “You Make Me Feel So Young” e “Come Fly With Me”, oltre alla sopracitata ispiratrice “The Song Is You”, tra le altre. Tre quarti d’ora abbondanti che scorrono piacevolmente e stupiscono sia coloro che sono amanti di queste sonorità, sia chi non le ha quasi mai prese in considerazione e arriva da tutt’altro genere. È questa dualità che rende ancora più affascinante non solo un disco come questo ma anche la capacità che ha la musica di non porre limiti a chi la suona e a chi l’ascolta. Contro gli stereotipi e le definizioni di genere c’è solo la capacità di mettersi costantemente alla prova, dimostrando di poter essere ciò che si vuole.
Tremonti ha detto di voler coinvolgere altri artisti in questo progetto, mescolando generi musicali tra loro lontani per creare qualcosa di unico e capace di stupire. A quanto pare ci sono già adesioni ma per ora i nomi sono tenuti segreti. Tranne uno, che è saltato fuori poche ore fa, tramite il profilo Instagram di Tremonti e del progetto. Non resta che aspettare e vedere cosa ancora di buono potrà accadere.
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