Che cazzo. Voglio dire. Mi immagino già quali potrebbero essere le vostre reazioni. Mi direte, che senso ha recensire un film come questo. Un film che non ha contenuti di tipo intellettuale o filosofico o che comunque potrebbero dare luogo a discussioni più o meno rilevanti, che non ha una colonna sonora degna di nota o comunque particolare, che non ha le stigmate del 'cult', cosa che non è e non diventerà mai neppure un futuro. Che peraltro è pure un sequel e si sa che i sequel sono sempre peggio del film 'originale' (e originario). Che non è stato neppure girato dallo stesso bravo regista del primo film (cioè Terry Zwigoff), che è nonostante tutto divenuto almeno oramai una specie di 'classico' tra i film di natale 'alternativi'. Che non si avvale neanche della produzione dei fratelli Coen. Che, voglio dire, all'epoca costituì sicuramente un marchio di garanzia. Che si considera generalmente un marchio di garanzia e specialmente per un film che al di là del genere pretenda di avere un certo black humoir e tinte noir.
'Bad Santa 2' è diretto da Mark Waters (regista per la verità abbastanza eclettico e comunque forse adatto al film in questione) e non si avvale della stessa produzione dei primi, né degli stessi sceneggiatori (qui abbiamo Shauna Cross, precedentemente soggetto e sceneggiatura erano di Glenn Ficarra e John Requa). Il film naturalmente vuole comunque essere un seguito del primo 'capitolo', uscito nelle sale cinematografiche nell'oramai lontano 2003 e ne riprende le tematiche e gli stessi schemi. C'è Billy Bob Thornton ovviamente. Che veste di nuovo i panni di Willie T. Soke, oltre che quelli di Babbo Natale. C'è Tony Cox (aka Marcus Skidmore), il nano più famoso di Hollywood (del mondo probabilmente). C'è anche Brett Kelly aka l'ex bambino grassoccio e che cinicamente si potrebbe definire benissimo 'deficiente', cioè Thurman Merman, che adesso è cresciuto, ha diciotto anni e ovviamente lavora in un fast-food dove prepara panini e continua a seguire e essere respinto da un sempre più cinico e disperatamente devastato 'Babbo Natale'. E ci sono due o tre personaggi nuovi: c'è una 'nuova sorella' di Mamma Natale, interpretrata dalla bellissima Christina Hendricks; c'è soprattutto Sunny Soke (Kathy Bates), la mamma di Willie, che poi sarebbe la mente diabolica che riunisce la coppia già vista all'opera nel primo film e composta da Willie e Marcus.
Quindi ci sono nuove ambientazioni diciamo. Il sequel è infatti ambientato a Chicago, Illinois, e vedrà la coppia (divenuta adesso un trio) cambiare il loro piano originario e passare dai grandi centri commerciali al tentativo di derubare una associazione di beneficenza alla vigilia di natale e quindi in quella che è una estremizzazione anche ideologica del loro piano tipico e già sperimentato altre volte con alterni successi in passato e come noto già dalle vicende raccontate nel primo film.
Che senso ha parlare di questo film. Se del resto il contenuto della trama quindi è per lo più lo stesso del primo 'Bad Santa'. Sono gli stessi i fondamenti alla base, i cosiddetti 'pre-requisiti', che vedono Willie completamente squattrinato e vittima di solitudine e alcolismo e in preda a processi di autodistruzione e Marcus, tanto piccolo quanto attaccanto al denaro e appena uscito di galera, desideroso di riscattarsi per gli anni passati dentro e di rimettersi sulla piazza con un colpo importante. Così come, allo stesso modo, non potrebbe mai essere poi tanto diverso il finale. Non può. Non che uno lo voglia raccontare oppure no, non ho paura di svelare qualche cosa di nascosto e/o imprevedibile. Semplicemente non ce ne sarebbe bisogno, non c'è alcun bisogno di raccontare come vadano a finire le cose alla fine delle vicende narrate nel film, non ho nessuna intenzione di farlo. In fondo sin dall'inizio del film sappiamo già che le cose possono andare in un unico modo possibile.
Ed è forse questo il punto centrale, quello per cui vale la pena di parlare di questo film oltre che di guardarlo, se vi pare, e la cosa che mi ha veramente colpito e molto più che la visione (per forza di cose, ripetuta) del primo 'capitolo': il fatto che qualunque cosa tu (nel caso specifico: Willie T. Soke) faccia e qualunque cosa succeda, le cose alla fine andranno sempre a finire allo stesso modo. Praticamente uno schifo. E quale occasione può essere migliore del Natale, quale migliore pretesto per la rappresentazione e la messa in scena di una maniera di considerare e guardare all'esistenza, che poi costituisce una forma di pessimismo che di fondo ritengo sia insito di ogni essere umano nella sua individualità e dove ovviamente non può né potrà mai in essa e essa sola trovare una soluzione. Una risposta. Nessuna ovviamente.
Ribaltando del tutto, e senza nessuna morale nascosta o pretesa di avere una qualche nota didascalica, non ce ne sono, questo film come e più del predecessore, si propone semplicemente di smascherare quella che è la nota e sicuramente non inesplorata ipocrisia delle festività natalizie e delle sue immagini e situazioni tipiche. Diventando in questo modo una manifestazione cinematografica brutalmente cinica della realtà. Qualche cosa che poi oggettivamente si può definire come parodia solo fino a un certo punto e che è resa e appare estrema perché è estremo il contesto natalizio del resto. Una cosa che francamente sottolineo perché è evidente e senza volere per questo lanciarmi in campagne anti-religiose o comunque anti-natalizie in ogni senso possibile. Perché dovrei. Non me ne importa nulla del resto.
La trama, diciamolo, qui più che nel primo film, è solo un pretesto. Tutto il film gira attorno alla figura di Willie T. Soke, 'Babbo Bastardo', ovviamente uno straordinario Billy Bob Thornton, che recita una parte che può apparire come estrema, border-line, grottesca e che sotto certi aspettis i potrebbe considerare anche divertente, ma che invece in fondo di divertente non ha nulla nella sua manifesta decadenza. L'allargamento della cerchia dei personaggi protagonisti a quello della madre, va ovviamente in questa direzione. Non c'è niente, neppure un solo istante del film in cui ci si possa illudere di una redenzione, una specie di riconciliazione familiare: tra madre e figlio c'è solo odio, rabbia. Peggio. A un certo punto semplicemente completa e totale indifferenza. Ed è quella la sensazione forte, prepotente che trasmette questo film. Quella di una indifferenza reale, che non ha bisogno di essere manifestata in una maniera estrema e che in quanto tale fa di 'Bad Santa 2' un film che probabilmente non vi farà neppure ridere. Ammesso che vi possa far ridere, che ci riesca. Perché accolgo il parere di chi potrebbe criticarlo per essere una commedia volgare e priva di contenuti e poco innovativa e divertente.
Forse lo è infatti. Né pretende di essere altro. Magari, anzi, se la vedete in questo modo, ne avete perfettamente colto i reali contenuti. Volgare, privo di contenuti. Non fa ridere. Praticamente: la vita. Quella che ti attacchi a dei tentativi disperati di commettere degli atti per salvare la tua anima e una 'innocenza' estrema e mataforica, imprevedibile, quale rappresentata dal personaggio di Thurman Merman. Aiutare, fare qualche cosa di buono per gli altri come tentativo estremo di salvarsi la vita, se vogliamo, ma che poi ti domandi fino a che punto lo fai per te, per lui o perché ci vuoi trovare un senso. E in fondo non sai quale delle tre cose poi sarebbe quella peggiore sul piano etico e morale. Che altro aggiungere? Ah sì. Be', lo so che sono un po' in ritardo, comunque buon Natale a tutti. Di cuore.
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