Cuneo non è la capitale del mondo né Torino, ma mandando la memoria indietro ai Novanta tricolore diremmo che “Catartica” è tra quei dischi che vale la pena ancora oggi tenere sopra la torre con la sua intelligenza nel mixare slanci sonici con radici e tradizione melodica. Altri mi suggerirebbero di aggiungere alle cartoline da conservare nel cassetto anche il successivo “Il Vile” e io mi fido.
Dopo i primi lavori i Marlene Kuntz presero altre strade che misero parzialmente in soffitta gli eccessi noise degli esordi di carriera in un sound maggiormente incline alla melodia, che in realtà non è mai mancata (anche se in maniera minore) nemmeno agli esordi.
Facendo scorrere il nastro verso il presente rimango dell'idea che “Nella tua Luce” ultimo disco del 2013 rimane un lavoro dignitoso e anche coerente con il percorso intrapreso da Godano e soci.
“Lunga Attesa” a detta di molti osservatori (incauti?) segnerebbe il ritorno alla forma primogenita. Io invece sarei più cauto su un'affermazione così netta, nonostante sia vero che qui ci sia un parzialmente cambiamento di rotta.
Quello che invece rimane una costante nell'universo marleniano sono i testi spessi di Cristiano Godano vero deus ex machina.
Il racconto parte con “Narrazione” che vede le invettive godanesche sospese tra spoken words e melodie elettriche.
“La noia” conferma la buona partenza e innesta la quinta tra chitarre sferraglianti accompagnate da un curioso e inedito incidere quasi hardcore.
Purtroppo successivamente si hanno una serie di tracce davvero poco interessanti da “Niente di nuovo” sorta di ballad gotica di sette minuti che sembrano durare un'eternità e alla coppia centrale “Un po' di reliquie” e “Il sole è la libertà” che sembrano uscire da qualche Sanremo sopratutto la prima. Va già meglio con la title-track anche se l'eccessiva durata di alcuni pezzi ne penalizza la resa.
Andando avanti nel percorso sono più i dubbi e gli sbadigli che le soddisfazioni, una delle poche è “Leda” (secondo singolo) altro buon compendio (come “ La Noia”) di ruggiti chitarristici vecchia maniera e orecchiabilità sicuro cavallo di battaglia dei tour.
In pillole: l'idea generale non è quella di un disco banale o che non abbia qualcosa da dire. Se da un lato è apprezzabile il tentativo di non voler essere un disco usa e getta dall'altro emerge il difetto nel suonare in maniera a tratti cervellotica e poco immediata forzatamente e la lunga durata non aiuta di certo.
Carico i commenti... con calma