Con "Senza peso", i Marlene si confermano il migliore gruppo italiano, anche se il disco è stato un po' criticato dai fans della prima ora, perché troppo "morbido" rispetto agli altri; come il precedente "Che cosa vedi", criticato per lo stesso motivo (una supposta commercializzazione del loro suono), a mio parere altrettanto ingiustificatamente.

Se l'evoluzione è naturale per tutte le forme di vita, può ben esserlo anche per i MK, il cui ultimo lavoro non si può considerare inferiore ai precedenti per la mancanza di suoni sferraglianti e urla lancinanti (peraltro non assoluta: v. "Sacrosanta verità", "L'uscita di scena", "Ci siamo amati").
L'unica canzone che non mi convince è il singolo "A fior di pelle", davvero troppo "easy", ma gli altri pezzi sono splendidi.

I Marlene proseguono sul sentiero intrapreso con il disco precedente: una musica intimista, lirica, introspettiva, al pari dei testi. Cristiano ormai riesce a modulare la voce su toni piú dolci, di grande effetto.
Il suono dei Marlene Kuntz ormai è ben definito: non grandi accordi a tracciare la melodia di base, bensí incroci di bicordi, o arpeggi leggeri. Nessuna indulgenza a facili melodie; meglio qualche dissonanza ricercata, che rende la loro musica forse meno accessibile ai piú, ma di questo i Marlene non si sono mai fatti un problema.

Anzi, il fatto che la loro musica possa risultare di difficile digestione non solo alla massa, ma anche ai fans "duri e puri", dimostra che la strada intrapresa è quella giusta: l'autonoma ricerca del proprio suono con coraggio e consapevolezza, indipendentemente dalle aspettative degli ascoltatori, fedeli o novizi.

Il disco è di quelli che, una volta piazzati sul lettore cd, impediscono di ascoltare altro e obbliga a perdersi nelle sue atmosfere. Se non è buona musica questa...

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