Premesso (ma che pena i discorsi che iniziano con la premessa! Avanti dì quel che devi dire senza mettere le mani avanti!) Chi ha parlato? Vabbè dicevo: premesso che sono un grande fan dei Marlene Kuntz. Li seguo dal big-bang. Tanto per dirne una li ho visti dal vivo prima che arrivasse Dan Solo. E mi sono sempre sforzato di apprezzare anche gli ultimi album, sempre meno rock e sempre più... difficili se vogliamo.
Mi trovo ora ad ascoltare questo "Uno" dove il processo di de-rock-izzazione della cara vecchia Marlene è giunto definitivamente a compimento.
Non si può che apprezzare il coraggio e l'intenzione, l'originalità delle scelte e la temerarietà con cui i MK lasciano una strada vecchia battuta e sicura buttandosi in un territorio ignoto. Dove sono giunti ora i MK? Tra i cantautori, tra gli sperimentatori? Vicini ai Radiohead o in scia di De Andrè? Ottimo, dai! Stimolante! -sulla carta-
Peccato però che, con tutta la buona volontà, pur avendo assimilato i motivi e i modelli, questo disco mi lascia comunque un po' perplesso.
Mi sembra, al momento, che il risultato sia decisamente discontinuo. Il punto è che seppure a livello cerebrale io possa aver capito le premesse, il contesto, e tutti i buoni motivi, poi però ai timpani e al cuore, alla fine, mi arriva un risultato che, prescindendo da tutte le "menate" retrostanti, non riesce a piacermi completamente.
Se ascolto "Uno" dimenticandomi del percorso creativo dei MK del nuovo millennio resta un album un po' monotono, un cantato a tratti stentato, dei testi a volte interessanti ma, in alcuni casi, decisamente imbarazzanti (in assoluto il priapo e il satiro di "Sapore di Miele" impongono un immediato SKIP sul lettore CD).
Questo disco (detto dai MK stessi ma è evidente anche all'ascolto) è figlio dell'esperienza S-Low tour dove i MK hanno "scarnificato" le proprie canzoni eliminando rumore, feedback, spore e lasciando a nudo scheletro e anima delle canzoni con risultati che trovai decisamente esaltanti. Cioè il concetto "S-Low" fu un'ottima idea che (però, in quel caso) produsse anche un ottimo prodotto.
Perchè la stessa formula non funziona anche in "Uno"? Perchè in occasione dell'operazione "S-Low" i MK presero il meglio di 10 anni di carriera. E ridurre all'osso "Lieve", "Nuotando nell'aria" e compagnia bella è una cosa. Buttare giù un intero disco con la pretesa che tutti i pezzi rifulgano nella loro semplicità, dando per scontato di aver scritto 12-perle-12 è forse ingenuo ma anche abbastanza presuntuoso.
Il leit motiv dell'intero disco è l'amore, anzi, vista la zuccherosità che trasuda da molte traccie, verrebbe da dire l'Ammore! Fin dalla frase ispirata a Nabokov che funge da chiave di volta per l'intero album "Esiste un solo vero numero: Uno! E l'amore a quanto pare è l'esponente migliore di questa unicità".
Si immagina quasi un Cristiano innamorato cotto perso. Ha chiuso in un cassetto le putte, le api regine (già da tempo, invece, aveva ucciso Paranoia la sua concubina) e ora si aggira beato annusando i fiori e camminando ... tre metri sopra al cielo.
Visto che i Marlene sono (ahimè) sempre più i "Cristiano Godano Band" nessuno ha osato riportare Cristiano giù sulla terra e magari pestargli un piede per fargli montare un po' dell'antica rabbia.
Il risultato -ripeto- è discontinuo e solo poche canzoni si salvano così come sono: "Musa", "111", "Stato d'animo", volendo anche "La ballata dell'ignavo" e "Uno". Certo: 5 su 12 non sono poche. E' evidente che comunque non è certo un album da bocciare completamente.
Forse sono troppo poco rigoroso io, ma avrei preferito che, con un po' più di ruffianeria, i pezzi più deboli venissero "rinforzati" con un po' di chitarre vecchia maniera, o con qualche effetto furbo di elettronica. Tanto di cappello allora alla coerenza e al coraggio dei cuneesi.
Li aspetto con grande curiosità dal vivo. I Radiohead possono permettersi di scrivere una "Pyramid Song" quando poi dal vivo Thom Yorke si siede al piano, Colin Greenwood imbraccia il contrabbasso e vanno di grande maestria. Altrettanto riusciranno a fare i TRE Marlene Kuntz con una Musa live?
Credo che dovranno avvalersi di musicisti di supporto e anche questa prospettiva mi lascia un po' perplesso.
Da notare:
1) Interessante (forse voluto?) che Paolo Conte collabori proprio nel pezzo "Musa". Proprio Conte dichiarò pubblicamente qualche anno fa (con grande coraggio peraltro) di non riuscire a produrre più dischi semplicemente per aver esaurito la propria ispirazione. Ci mise ben nove anni (1995-2004) a ritrovare la propria Musa (chissà dove l'aveva parcheggiata!?)
2) nei Credits per la prima volta i MK si presentano come un terzetto, infatti non c'è più Maroccolo in formazione.
"I MK sono Cristiano, Riccardo, Luca." -punto- . Gianni Maroccolo fa "solo" gli arrangiamenti, la produzione artistica e... suona il basso, ovviamente, ma è tornato ad essere un collaboratore esterno al gruppo.
3) per la prima volta, mi pare, troviamo in un disco MK un complesso d'archi e (udite udite!) una chitarra acustica! L'elettronica invece era già comparsa quà e là nelle precedenti produzioni.
4) Tra le tante collaborazioni dal già citato Paolo Conte a Greg Cohen, ex contrabbassista di Tom Waits, c'è anche Ivana Gatti che fa i cori e il controcanto a Cristiano. Ivana Gatti è sicuramente arrivata in sala d'incisione portata da Maroccolo visto che già da qualche anno i due incidono e suonano insieme dal vivo nel progetto "IG"
5) Particolare già noto ma da sottolineare: ogni pezzo è accompagnato nel booklet da un breve contributo di scrittori e artisti di chiara fama tra cui Lucarelli, Benni, Brizzi, Conte stesso e altri. Bella iniziativa, interessanti i risultati
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