Primo aprile 2016 esce “LOSTILEOSTILE”, ultimo disco dei Marta Sui Tubi: no, non è un pesce d’aprile! Disco realizzato grazie al crowfounding, praticamente i fans del gruppo hanno comprato a scatola chiusa il disco e qualcosa mi dice che non se ne pentiranno! Per questo disco la formazione è: la voce di Gulino (nonché fondatore di MusicRaiser, prima piattaforma di crowdfunding musicale italiana), la chitarra di Pipitone e la batteria di Paolini. Con il ritorno al trio la loro tipica impulsività è sempre presente (e in un certo senso rassicurante!).

Schietti come sempre, le 13 nuove canzoni spaziano sul tema dell’incontro alternando 13 sfumature di stile(ostile – ma ostile poi a chi?!) tubiano. Nelle tracce brevi si trova la carica dei Marta degli esordi e - credo sia un parere unanime - saranno tra le più attese durante i live: la delirante “Rock+ Roipnoll” , “La calligrafia di Pietro”, la distorta “Qualche kilo da buttare giù”, “Da dannato” con il liberatorio invito finale che ricorda vagamente quello di Aldo Baglio in “Tre uomini e una gamba”. Tema dell’album è l’incontro. Che sia l’amicizia in “Amico pazzo” (scelta anche come primo singolo) tra ricordi di pazzie e certezza di esserci sempre l’uno per l’altro; che sia l’amore (anzi “grande amor testa di cazzo”) di “Un amore bonsai”, o la stanchezza di “difendere una gabbia costruita con i piedi nel fango” e la conseguente voglia di affermare la propria libertà ne “Il delta del poi”, o addirittura le scintille con una DJ raccontate tramite ritmo e arpeggi in “+D1H – Più di un’ora” (a loro - in questo caso - è concesso il linguaggio da sms). Si passa anche allo swing in “Con un sì”: la chitarra ci culla come le onde del mare, “con la stessa grazia di un vulcano”, un testo capace di rendere in immagini l’attesa di un si. Ogni incontro lascia dentro di noi “qualcosa che rimane” che contribuisce a rendere il nostro carattere diverso o uguale agli altri: questo il succo del disco, condensato nella traccia “Un pizzico di te”. Non manca la malinconia, musicalmente sottolineata da un arpeggio ipnotico in “Spina lenta” nella seconda parte l’inaspettata voce di Gigliola Cinquetti (dato che pubblico solo oggi - per chi ha ascoltato il disco - la sorpresa è bella che sfumata, ma nel corso di un primo ascolto lo stupore c’è!). Torna l’amore, ma questa volta si tratta di una dichiarazione d’amore incondizionato in “Niente in cambio”. Infine la strumentale “L’impossibile”: ma perché questo titolo? Ma perché messa alla fine? Ti culla, ti lascia in sospensione e ciò che ti viene da pensare dopo l’ascolto di tutto l’album è: ma è già finito?!

Davvero in questo disco si fatica a dire quale sia il brano migliore. Per la serie “è nato prima l’uovo o la gallina?”: sono i loro testi, a volte immediati altre complessi, ad essere sublimati dalla voce di Gulino, o è quest’ultimo che con la sua voce (anzi le sue molteplici capacità vocali) potrebbe cantare anche l’elenco del telefono? Non c’è storia, i Marta sono i Marta: o li ami o li odi (anche se, secondo chi scrive, odiarli è impossibile!).

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