Dopo aver finito di leggere Kazuo Kamimura, Hideo Okazaki “I Fiori del Male” (recensione scritta dal ns. Renji per DeBaser il 7 giugno ’22) ho pensato che non sarebbe una cattiva idea se un capace disegnatore trasformasse in manga questo primo libro (che non intendevo recensire e che però a mio modesto avviso sia ricco di situazioni degne d’esser rappresentate anche fumettisticamente) sfornato da Martin Louis Amis verso la metà degli anni ’70, però a dirla tutta leggo su wiki che qualcuno mi ha anticipato traendone un film (che ancora non ho visto) con lo stesso titolo ovverosia “The Rachel Papers” uscito nel ’89.
In breve la trama consiste nelle avventure sessuali e non, del prossimamente ventenne Charles Highway il quale si appresta a sostenere gli esami che lo porteranno ad entrare nella prestigiosa “Oxford University”, il tutto viene descritto in una forma intelligente e spiritosa racimolando diari che il giovane tiene nel corso degli ultimi 19 anni su quasi tutto, compreso uno sul come approcciare e concludere con il ehm, gentil sesso, diario/dossier che non verrà mai messo a frutto, essendo le circostanze che si trova ad affrontare, dettate dall’umore sempre imprevedibile dei vari protagonisti.
Il libro ci trasporta in un Inghilterra dove il movimento hippies sta cedendo il passo ad una nuova epoca senza tralasciare forme d’arte come la musica o quella letteratura inglese che contempla William Blake, John Keats financo a William Shakespeare a cui il protagonista continuamente fa riferimento per procedere nella vita e ci mostra con onestà il suo rapporto travagliato (e anche qui c’è dell’autobiografia mascherata) col padre donnaiolo, la situazione matrimoniale altalenante della sorella, e l'unica altra persona a cui è legato, ovverosia il suo unico amico Geoffrey, costantemente ubriaco con vari cocktails di droghe, pasticche e alcool.
Nonostante alcune critiche a questo neo scrittore considerato un enfant terrible della letteratura contemporanea, dotato di un virtuosismo linguistico non da poco e di un’altrettanta verve comica, vinse un anno dopo la sua pubblicazione il “Somerset Maugham Award” come miglior romanzo di uno scrittore di età inferiore ai trentacinque anni e gnente anzi no aggiungo solo questo che ho trovato sul web: Amis ha osservato in un'intervista del 2010 intitolata "Martin Amis and the sex war" che, per i suoi standard elevati, il romanzo "sembrava grezzo ... Non la scrittura. Era terribilmente vivo. Il mestiere. Il sesso. Le impostazioni ... [erano] tutte incredibilmente beffarde.” e in una successiva intervista sempre nel 2010, ha criticato il proprio debutto, affermando che "Nel suo primo romanzo si parla di energia e originalità, ma ora sembra così grezzo. Non intendendo un linguaggio volgare, ma è messo insieme così maldestramente. Il senso del decoro, il rallentamento di una frase, la scrupolosità che sento di aver acquisito, non ci sono. Man mano che invecchi, il tuo mestiere, l'abilità di sapere cosa va dove, cosa va quando, è molto più acuta.”
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