The Banshees of Inisherin (Gli Spiriti dell'Isola) di Martin McDonagh

L'incolore Pádraic e il suo pellegrinaggio a Inisherin, tra spiriti e oracoli, circolarità e attesa della morte.

Murakami Haruki ha bene descritto le sensazioni che si provano nel momento di un distacco forzato e traumatico da un'amicizia, quando un'amicizia viene a mancare da un attimo all'altro, e per via di una decisione unilaterale, netta, senza apparenti motivazioni. Una cesura. Come l'amputazione di un arto.

Nel suo "L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio", il grande autore giapponese delinea i contorni di un protagonista, un giovane ragazzo in età universitaria, che pensa ripetutamente al suicidio a seguito dell'abbandono da parte dei suoi amici. Tazaki Tsukuru viene presentato come, appunto, "incolore": sia per la particolarità del suo cognome, che (in lingua giapponese) non conteneva nessun colore, a differenza degli altri suoi amici, sia per la sua personalità. Infatti Tsukuru, così come pure altri personaggi di Murakami (ad esempio l'indimenticabile Watanabe di Norwegian Wood), viene tratteggiato come un ragazzo poco caratteristico, con l'unica e curiosa passione per le stazioni ferroviarie, e che lui stesso si autoconsiderava "noioso" già dall'aspetto fisico.

Chi ha visto questo nuovo film di McDonagh, avrà capito il perché del parallelismo: il protagonista, Pádraic, interpretato da un fantastico Colin Farrell, viene scaricato dal suo migliore amico Colm, quest'ultimo che si giustifica dicendo che l'ex amico era "noioso".

"Non mi hai fatto niente, è che non mi piaci più".

Murakami usa questa azzeccata metafora:

"Un cavo lungo centinaia di chilometri teso fino allo spasmo da giganteschi argani. E attraverso quel cavo gli arrivava, giorno e notte, un messaggio misterioso. Un rumore indecifrabile che, come un vento violento che attraversa il bosco, variava di intensità, giungendo, a volte, a trapanargli le orecchie"

Pádraic deve aver sentito lo stesso rumore, e d'altronde chi ha vissuto una situazione simile sa che la metafora di Murakami è accurata.

Infatti Pádraic/Farrell non si dà pace; ma nel film non ci sono buoni e cattivi - tutt'al più si può provare un giustificato e sano odio verso il personaggio del poliziotto -, e lo scavo di McDonagh nei suoi due protagonisti è molto complesso, a livello psicologico, esistenziale e infine politico.

Gli Spiriti dell'Isola è un film che, infatti, seppur semplicissimo nella struttura e nella drammaturgia, contiene al suo interno implicazioni e dilemmi di grande complessità: è possibile, per una persona, superare il trauma del distacco - come si diceva, unilaterale - da un'amicizia dall'oggi al domani? Comprendere e accettare le motivazioni della parte che ha deciso la separazione? Quel tipo di legame, così profondo che si crea tra due amici, può essere reciso oppure è destinato, anche nel rancore, a durare per sempre?

Amused to death

Il film, partendo da questo, scava a fondo anche nel malessere di una vita circolare, un cerchio piatto: la routine, il pub, gli amici, le abitudini, la lunga attesa dell'ineluttabile. La consapevolezza della propria natura mortale e evanescente, del fatto che una volta esalato l'ultimo respiro, nessuno ricorderà in seguito i tuoi atti di gentilezza, ma che solo l'arte può durare nel tempo e così trascendere. Tramandare un lascito, una testimonianza del nostro breve passaggio su questa terra.

È un film straordinario sull'amicizia e la depressione, sulle tradizioni, il folklore e il senso degli affetti, in cui anche gli animali sono, giustamente, e finalmente, trattati al pari di un parente stretto.

Ed è un film che racconta della natura profonda di un popolo, quello irlandese, che una volta smesso (per un secondo, ovviamente) di combattere il comune nemico di sempre inglese, si è messo a combattere una guerra fratricida. Un popolo diviso tra Repubblicani cattolici e Unionisti protestanti, che può passare dall'amore all'odio nello spazio di un attimo, nello spazio di un'amicizia infranta e interrotta senza motivazioni vere e proprie, se non quella di trovare una pace interiore però fondamentalmente impossibile.

Un film molto tenero e molto amaro, con due protagonisti eccezionali, che segna la maturità definitiva di McDonagh come autore. Un'opera che lascia molto, con svariati momenti davvero indimenticabili e toccanti.

Un film che merita ogni elogio.

Carico i commenti...  con calma