"Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!"

Il mondo come un orologio. Il tempo scorre senza sosta, ma è come se si fosse ibernato alla stazione di Parigi. Personaggi con le loro vite, sempre uguali, si muovono come ingranaggi di una macchina, fino a quando il piccolo Hugo Cabret  porterà un delicato caos nella vita di tutti. Per cambiare la sua.

Scorsese, dal romanzo di Brian Selznick, dipinge un'avventura di rara delicatezza, che affronta temi come la perdita di un genitore e la solitudine attraverso lo sguardo ingenuo e puro di un bambino.  

Il mondo acquista nuove immagini, nuovi linguaggi onirici: la realtà sconfina nell'universo fantastico del padre degli effetti speciali, Georges Méliès (Ben Kingsley).

La ricerca di uno scopo, per non morire.

Per non spegnersi.

"Se perdi il tuo scopo, è come se fossi rotto".

La chiave di tutto è a forma di cuore. Inserire "un cuore" in un automa, perché possa tornare a funzionare e indicare la strada al piccolo Hugo. Donare un po' di vita ad una macchina per aggiustare se stessi, il proprio mondo, le proprie speranze.

Le opere di Méliès, modernizzate e colorate, acquistano una forza visiva sconcertante.

E quella navicella-proiettile che finisce nell'occhio della luna, rimane una delle immagini più belle mai concepite.

... E non parlo solo di cinema.

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