Dispiace quando un mostro del cinema mondiale come Martin Scorsese sbaglia un colpo. O almeno lo sbaglia a parere di chi scrive. Il regista dalle origini italiane che nella sua lunga carriera ha cercato di dipingere la realtà americana e l'american dream che la società statunitense inculca nelle persone, velatamente, anche con "The Aviator" ha voluto destrutturare e denunciare i limiti di una società indirizzata a creare i "leader" del futuro, come sosteneva Al Pacino in "Scent Of A Woman" nel monologo finale. Scorsese ci racconta il ventennio, dall'inizio degli anni venti al dopoguerra, del magnate americano Howard Hughes, produttore cinematografico, regista, aviatore, ideatore di nuovi modelli aerei e uno dei maggiori uomini d'affari del periodo in America e nel mondo. Ma come nella maggior parte dei casi, quando si è ricchi non si hanno freni e Hughes decide di vivere nel lusso tra donne, impegni lavorativi sempre più pressanti e una mania, che si trasformerà in vera e propria malattia, dell'igiene.

Per raccontarci parte della vita del magnate statunitense Scorsese si riaffida a Leonardo Di Caprio, dopo aver girato con lui "Gangs of New York". Un po' come ha fatto nel passato con Robert De Niro, il cineasta ha preso sotto la sua ala protettiva il protagonista di "Titanic" e proprio da quando lavora con Scorsese sono iniziati per lui i veri miglioramenti come attore. Qui si dimostra in ottima forma nel plasmare un personaggio "difficile" e passa da'interpretazione puramente formale nella prima parte per poi rappresentare con grande bravura le crisi d'animo del protagonista nella seconda parte della pellicola. Il cast vede inoltre altri grandissimi nomi, da Cate Blanchett alla bellissima Kate Beckinsale per finire con Jude Law, Ian Holm e Alec Baldwin.

Scorsese si avvale di una mega produzione e con 110 milioni di dollari gira quello che è il film più costoso della sua carriera. Ma nonostante l'ingente somma di denaro e gli ottimi interpreti, The aviator non convince per diversi motivi. Il regista già dal soggetto sceglie di raccontare una storia complessa perchè complesso è il personaggio trattato. La prima parte del film risente di questa sconveniente situazione di raccontarci fin da subito le manie di Hughes, le sue paure, la sua vita e le sue difficoltà.
Ma il Martin così come aveva distrutto l'inizio del mito nazionale dimostrando come in realtà tutto sia nato dalla violenza ("Gangs of New York"), con The aviator compie lo stesso lavoro di denuncia, portanto sullo schermo l'ennesimo miliardario incapace di gestire il suo patrimonio, disposto a tutto pur di guadagnare denaro. Un soggetto rappresentato più e più volte nella storia del cinema e che aveva in Scarface il capolavoro neanche troppo lontano nel tempo e il capostipite in Quarto potere di Orson Welles, quello si davvero datato nel tempo.

Ormai lo sanno tutti che sotto al "sogno americano" ci sono solo menzogne e falsità, loschi giochi di potere e unà tranquillità familiare che viene solo decantata e mai raggiunta dalle persone. Non basta avvalersi di una grande produzione, di grandi interpreti per fare un grande film. Eppure Scorsese, che ha scritto pagini indelebili nella storia del cinema, questo lo sà. Sembra strano che un regista della sua esperienza abbia realizzato un film del genere. Scorsese ha sempre avuto la capacità di mostrarci con grande lucidità la decadenza psicologica dell'uomo, nei suoi giochi di potere così come nella sua povertà ("Quei bravi ragazzi" e "Taxi Driver"), mentre con The aviator si limita (pur con grande perizia tecnica) a mostrarci la vita di un uomo troppo lontano dalla realtà attuale, dove la ricchezza e il benessere sono associati a uomini di una sempre più esigua classe sociale.

5 Premi Oscar 2005: miglior attrice non protagonista (Cate Blanchett), miglior fotografia, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori costumi.

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