"Jake ha fatto a modo suo, io ho fatto a modo vio, voi fate a modo vostro. " Martin Scorsese.
Sceneggiato da Paul Schrader e Mardik Martin che si sono ispirati alla sua autobiografia, è la storia del campione mondiale dei pesi medi Jake La Motta, detto il "toro del Bronx" per le furenti capacita' di picchiatore, ma soprattutto di incassatore. Conquisto' il titolo mondiale nel 1949 contro Marcel Cerdan e lo cedette a Ray Sugar Robinson il 14 Febbraio del 1951. Stupisce trovare, nella Hollywood ripiegata dei primi anni ottanta, un film realizzato con tanta passione, con lo slancio di chi ha qualcosa di definitivo da esprimere, come se fosse l'ultimo film possibile o l'ultima storia raccontabile. L'impegno stilistico trova il controcanto nel momento esistenziale vissuto dal regista, e il film diventa una parabola personalissima.
Non un'agiografica ricostruzione della vita di La Motta, ma la descrizione di come un uomo possa riuscire a sopravvivere ad un mondo sentito come ostile, innalzandosi al di sopra di tutti gli altri attraverso il suo lavoro e le fede nelle proprie capacita'. E' ancora un mondo claustrofobico quello che si muove attorno a Jake. Meno solipsistico di Travis Bickle, l'itinerario morale di Jake è anch'esso uno scontro frontale con il proprio fantasma, un viaggio profondamente autopunitivo che vorrebbe innalzare il suo protagonista a martire di una vita ingabbiata nelle mura invivibili di Little Italy, nella riottosa apparenza perbenista di un ambiente popolato di grandi e piccoli "affiliati" della Mafia, sempre pronti a dimostrarsi affabili e premurosi, e a non prendere sul serio gli eccessi d'ira verbale e fisica cui sono soggetti i due fratelli Jake e Joe. Il sottofondo cristiano-cattolicosi fa strada nelle pieghe della vicenda mostrando i principi fondamentali attorno a cui ruota l'ambizione del protagonista. Estremamente espressiva, in quest'ottica, tutta la parte in cui Jake, appena dopo aver conosciuto Vickie, le mostra la casa in cui vive con il padre.
L'ambiente disadorno, immerso nel biancore delle pareti asettiche, sembra quasi una grossa cella d'isolamento; campeggiano i crocifissi, il letto matrimoniale, le foto ricordo, il frigo pieno di cibi, quali tratti di una vita abitudinaria sigillata dalla tradizione. Scorsese prosegue il suo viaggio nel cuore dell'animosità selvaggia. Chiuso nelle sue ossessioni, Jake si affida a quella che vede come la sola ancora di salvezza, l'ossessione-aspirazione cui affida il ruolo di medicare le sue ferite morali ed esistenziali: diventare il piu' affermato ed integerrimo pugile del mondo. L' unica strada che lo possa risollevare da questo mondo e consegnarlo alle braccia dell' immortalita' è la fama di pugile che nessuno sia mai riuscito a buttare al tappeto. E cosi' sara'… "NON MI HAI BUTTATO GIU'… HAI CAPITO RAY!?!?… NON MI HAI BUTTATO GIU'". Qui davvero il personaggio scorsesiano si fa Dio, si assolve dalla sconfitta in quanto (auto)crocefisso sul podio ma non veramente battuto. La struttura narrativa di questo film compatto, energico e spiazzante rompe di continuo la progressione drammatica, e fa saltare anche i nessi di causalita'.
Stilisticamente 'Toro Scatenato' è un film eccellente. Il suo suono è di volta in volta grave, duro, violento, secco. Il montaggio, frenetico e disinvolto, tiene conto dell'effetto di sorpresa ed è estremamente sorvegliato, avvolto su di una struttura narrativa dove ogno colpo, ogni scatto di macchina fotografica, ogni rumore è diverso dall'altro; si puo' parlare quasi di un montaggio sonoro, scolpito a colpi di pugni e gong, grida e applausi, primi piani su volti aggressivi o tumefatti, ma anche di silenzi inalterati o angosciosi. La fotografia in bianco e nero grazie ad un Michael Chapman in stato di grazia, riesce ad evocare alla perfezione l' atmosfera realistica e cinerea di alcune fotografie (scelte da Scorsese e Chapman) di un fotoreporter degli anni '40, Weegle. Il perfetto esempio dello straordinario lavoro fatto da Marty&soci è durante la scena in cui Sugar Ray Robinson sta "giustiziando" Jake: lo sguardo di quest'ultimo è sintomatico, restituito attraverso un'angosciante soggettiva; Scorsese ricorre ad una distorsione prospettica, ottenuta tramite un effetto incrociato: mentre la camera indietreggia, lo zoom in avanti ingrandisce il teatro dello scontro assieme alla figura del pugile nero. Il campo visivo di Jake viene allora maniacalmente assorbito dall'impressionante angelo della colpa.
'TORO SCATENATO' è sicuramente uno dei film più belli degli anni '80, vincitore di 2 PREMI OSCAR: MIGLIOR MONTAGGIO-THELMA SCHOONMAKER E MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA-ROBERT DE NIRO. L'interpretazione di "Bobby Milk" fu probabilmente la piu' complessa e radicale della sua carriera; mise in gioco tutto se stesso, oltre i limiti del perfezionismo, fino ad apparire un ossessivo della recitazione e certamente a diventare UNO DEI PIU' GRANDI ATTORI DEL CINEMA MODERNO.
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