Testimonianza davvero extraordinaria questa live audio-documentazione riguardante il formidabile ultra-string et avanguardista Masadesco-trio; la spettacolosa registrazione in questione risale alle serate in occasione della nota rassegna Summer Jazz Day tenutasi alcuni anni or sono nelle terse terre Woytilesche. Maestade Mr. Zorn in duplice veste di Composer et Conductor per questa fenomenale incarnazione del Masada Project si circonda, come spesso capita, di musicisti di assoluto rilievo: Mister Mark Feldman (violin), Monsieur Erik Friedlander (cello) und Signor Greg Cohen al (contra)bass. Il verosimilmente formidabile, solo-ed-esclusivamente String Trio, già resosi protagonista (oltre ai mille-e-uno progetti non solo di casa Tzadik), dei due “Circle Makeristici” Masada-omaggianti lavori, abilmente rovista nonchè pesca a piene corde nel notevole e studio-decadico repertorio Klezmer-Jazz/Zorniano.
Su palco i tre formidabili esecutori propagano stratosferiche, vibranti vette improvvisative di intensità sonora difficilmente riscontrabile all’interno dei citati studio lavori: una ferrea padronanza e disciplina strumentale unita alla volontà nel voler efficacemente dilatare, quasi soverchiare, le originali e maggiormente “educate” partiture. Tra i tre vige sovrana una avvincente coesione/tensione strumentale: si raggiungono, con apparente nonchalance, picchi di struggente quanto stordente “cameristica” veemenza e suono-sideralità. Il lavoro musicalmente si apre solo dopo aver(ci) regalato l’occasione di origliare il proemiale quanto (non troppo...) Oxfordiano invito agli immortalanti/photografanti [“Get The Fuck Away...” afferma senza mezzi termini, l’insofferente John] bordo-palco nel voler cortesemente scansarsi indi consentire una adeguata prospettiva audio/visuale agli esultanti (manco a dirlo...) astanti. Lo stringhettevole terzetto avvia la propria magnetica performance (non a caso) con uno dei brani più significativi della intera Masada musical-parabola, una più che urgentissima versione della ondivaga “Tahah” (tratta da “Alef”, primo volume della “normale” discography): cello e violino all’unisono subiscono (bonariamente) un (mal)trattamento sfavillante, stringhe pressoché tirate allo spasimo, virtuosismi (mai autoreferenziali) à go-go (sentire altresì cosa “combina” Mister Feldman nell’ incipit della straziante “Aravot”, please) per una interpretazione sinceramente sbalorditiva anche per chi avvezzo all’ausculto degli intricati funambolismi del trio. I poco più di quaranta primi a disposizione attestano l’ensemble su livelli di espressività e suono-inventiva francamente entusiasmanti: personalmente propenderei per le scorticate musical/contorsioni contenute nella schizophonica “Lachish” o qualche minuto più in là nelle idiosincrasie acustiche permeanti “Malkhut”: ad onor del vero tutto il concerto regala (non solo sporadiche) celestiali audio-satisfactions a iosa et anche di più.
Last but not least (come dicono a Warsawia) la testè testimoniata live-registrazione non risulta propriamente di facilissima reperibilità: grazie al cielo la Tzadik ha recentemente rimediato a cotanta catalogue-manchevolezza facendo Loro incidere e pubblicare un Live-Volume della formidabile “50th Birthday Anniversary” Tonic-iana. Non resta altro che porgere tanti e sentitissimi Auguri al caro Mister Zorn: speriamo che il next birthday decida di festeggiarlo ad una portata chilometrica più facilmente raggiungibile...
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