Dunque questo disco non lo potete comprare nè lo trovate recensito su pitchfork. E' pubblicato solo in rete e lo potete scaricare aGGratis dal sito della band I MASALAS (www.masalas.it).

Si tratta di un gruppo italiano, fiorentino a quanto pare, che ho conosciuto lo scorso anno durante un concerto lampo in un locale intorno alla città. Questo GHISA è in realtà il secondo lavoro della band ma è anche il più coeso ed affascinante. Sono 10 canzoni registrate in presa diretta suonate in modo sgangherato e approssimativo ma con una veemenza comunicativa che ha pochi precedenti soprattutto nella musica italiana (soprattutto quella "alternativa"). Oltre alla musica, un mishmash di whitefunk garage mazzurka e ballatone strappalacrime con chitarracce che si accartocciano, sopravvivono i testi.

Mi impressiona la personalità, l'originalità delle frasi e dei temi mai scontati, mai posati, la totale autenticità di queste parole. Parole che ad un primo ascolto disattento mi hanno fatto pensare al solito rock surreale e semidemenziale salvo poi accorgermi che, anche quando questo tizio blatera canzoni equivoche col suo accento da trippaio di Piazza della Passera (le "c" in queste canzoni sono un lusso di cui si può fare a meno), sono memorabili e poetiche oltre la poesia. Immaginate un Federico Fiumani incrociato con Mark E. Smith, un Morrissey figlio di Riccardo Marasco. Nelle parole di questa band c'è un mondo di ordinari precari della vita quotidiana, illusi e scanzonati poi malinconici e terrorizzati (Re del Mobilio, Zoo di Pistoia, Semifonte).

Fino alla catarsi finale. L'ultima canzone della quale non anticipo nulla a parte il fatto che non si sa se ridere, piangere o spengere il cervello. Vi sembrerà un pessimo demo fatto dai soliti dilettanti, per me è stata una scoperta da condividere.

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