La stagione del post-rock sembra non passare mai, soffia ancora il suo tiepido alito sulle nostre antenne arrugginite. Giunti al loro terzo album, i Maserati (Athens, Georgia) tentano ancora una volta di rinverdire i fasti d'un tempo che fù, con la più classica e riconoscibile formula psych+space+hard. Dietro le pelli Jerry Fuchs (già !!! e Juan McLean). Inventions For The New Season deve molto al suo batterista se riesce ad emergere dall'anonimato nel quale sarebbe quasi certamente caduto, grazie alle sue basi ritmiche matematicamente perfette, da drum machine.

Quel che ne esce fuori sono tre quarti d'ora a spasso nel tempo: negli anni settanta dei Pink Floyd ("Inventions", la traccia d'apertura, con lunghissima intro di chitarra a preparare il terreno all'esplosione batteristica, "Show me the Season", col basso alla Waters a dettare i tempi), negli ottanta dei Mogwai ("Kalimera", solo chitarre in maxi reverbero, "Synchronicity IV", lunga cavalcata con un unico arpeggio tirato sino alle estreme conseguenze, la conclusiva "The World Outside", partenza quadrata, muro elettrico centrale, arrivo in discesa, "Kalinichta", piccolo intermezzo chitarristico che riprende il discorso di "Kalimera"), e nei novanta degli Ozric ("12/16", cambi di ritmo e finale pestato al massimo, "This is a Sight We Had?", sintetica e cadenzata).

Come s'evince da questa noiosa descrizione, siamo in quel labile territorio di confine fra il citazionismo e il plagio, anche se mi piace rimanere con entrambi i piedi nel primo emisfero e concedere ai Maserati il beneficio del dubbio e quindi assolverli. Sarà perchè amo percorrere strade a me conosciute, sarà perchè sono cresciuto nell'era post-tutto, sarà per la copertina infuocata che illustra un paesaggio malato e surreale, e sarà anche perchè andrei in qualsiasi momento, ad un qualsivoglia concerto, di una fatevoi cover-band, dei summenzionati riferimenti. E vuoi mettere se ci vai in auto italiana di lusso?

Carico i commenti...  con calma