Trovo disdicevole che di questo disco manchi traccia da queste parti... Massimo Bubola, lo sappiamo (forse), è autore, insieme a Fabrizio De André, delle tracce di due dei suoi dischi: Rimini, maggio 1978, e Fabrizio De André (aka L'Indiano), luglio 1981. Insieme a Faber ha collaborato anche per altri brani, ma direi che questi due dischi bastano già a inquadrarne la caratura. Stiamo parlando di brani come Volta la carta, Andrea, Fiume Sand Creek, Hotel Supramonte, per citarne alcuni. Hotel Supramonte sarebbe addirittura una ri-edizione di un brano di Bubola stesso, Hotel Miramonti, del quale non si trova traccia sull'internet, ma che Bubola ha di tanto in tanto riproposto nei suoi concerti.
Dopo la stesura di questi due pregevoli dischi di puro cantautorato italiano, a settembre del 1981 esce Tre rose, terzo disco di Massimo Bubola, cantautore che resterà sempre di nicchia ma non per questo meno apprezzabile.
Che dire del disco? Non so se è l'impronta di Faber a sentirsi pesantemente, ma credo piuttosto che sia la sua (di Bubola) a sentirsi con prepotenza nei dischi di De André. In questo disco infatti Fabrizio De André non compare tra gli autori, ma "solo" tra i coristi, insieme a Dori Ghezzi e a un giovanissimo Cristiano De André. Eppure il profumo di questi dischi è proprio quello di Faber, e a tratti profuma anche un po' di De Gregori, giusto per restare sempre nella combriccola De André (ci torniamo).
Album ironico, ben ritmato, carico di quelle atmosfere messicane che avevamo lasciato in Rimini e che ritroviamo qui in brani come Carmelina, Senza famiglia e Encantado signorina. Quest'ultima, già dall'inizio, non può non ricordare Andrea di De André: il ritmo, la tonalità (mezzo tono di differenza), gli strumenti. Piace molto ai miei bimbi, e piace molto anche a me. I primi due, invece, hanno un nonsoche della canzone di De Gregori; non so se c'è il suo zampino, essendo anche lui amico di Fabrizio non lo escludo, ma non ne viene fatta menzione da nessuna parte, quindi potrebbe essere solo un caso che le musiche, lo stile e anche il timbro vocale lo ricordino tanto.
Tornando alle assonanze con De André, invece, come non pensare a Volta la carta ascoltando Sulla riva, la riva. Qui la voce di Fabrizio nei cori è semplicemente stupenda. Sembra quasi di sentire un suo inedito. Il fatto che diversi brani ricordino altri grandi cantautori non può che essere, dal mio punto di vista, un punto a favore di Massimo Bubola, che ha indubbiamente e immeritatamente riscosso meno consenso di pubblico, pur avendo un gran talento come autore e come cantante.
Pregevoli nel disco anche le delicate Tre rose e E tu no, lente, poetiche, romantiche. Non mi entusiasmano Calipso e Tiro un'arancia in cielo (de gustibus...). Quest'ultima sarebbe anche godibile se, per chissà quale misterioso motivo, Bubola non avesse impostato la voce in modo così artificioso. Mi ricorda un po' l'orrenda voce di Ivano Fossati in Jesahel, un'altra bella canzone ammazzata dal suo interprete... A proposito di quest'ultima, condivide con questo disco di Bubola l'arrangiatore, Oscar Prudente. Che sia stato un suggerimento suo quello di cantare male? :P No, non credo, ha fatto comunque un ottimo lavoro di arrangiamento!
Chiudiamo con il contorno, ossia le tracce di inizio e fine disco. Due parti della stessa Hoa-Iò-Iò, che è una bella e ritmata filastrocca, quasi una preghiera non troppo convinta alla luna che esaudisca tutti i piccoli grandi desideri di ogni giorno: abbondanza, amori, cibo, leggerezza, saggezza (senza esagerare).
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