Dopo la convincente parentesi storica del precedente "Cristiani di Allah", Massimo Carlotto torna a raccontare l'attualità.
Frutto di un'approfondita inchiesta svolta dall'autore padovano in collaborazione con nove scrittori sardi raggruppati sotto il nome collettivo di "Mama Sabot", questo noir getta un occhio di bue su una realtà poco sponsorizzata dai media nostrani: quella di "Perdas De Fogu", toponimo indicante un piccolo paese sardo tra Quirra e l'Ogliastra che "ospita" il poligono di tiro più grande d'Europa.
Nonostante la maggior parte dell'azione abbia come teatro Cagliari, il paese e l'area militare -presente solo in forma di letali conseguenze- rivestono nel libro un'importanza capitale in quanto scenari di alcuni avvenimenti fondamentali per l'avvio della storia, centro degli interessi e fulcro delle azioni dei personaggi che si avvicenderanno nel corso della narrazione.
La trama è ordita su un impianto narrativo solido quanto classico; l'azione si snoda con un taglio cinematografico che rende la lettura avvincente e scorrevole; pur inquadrando in maniera essenziale i personaggi all'interno di giochi di interessi che ne limitano l'azione personale, gli autori riescono a dipingerli con tratti incisivi che hanno l'indubbio merito di obbligare il lettore a schierarsi e prendere parte; infine, per tutti coloro che ce li volessero trovare, potrebbero leggere tra le righe alcuni validi motivi di preoccupazione relativi alle ricadute agghiaccianti di un uso del territorio che purtroppo non ha molto di romanzato.
Al termine del libro il lettore si trova ammaccato, ma con in mano due piccoli diamanti grezzi: rabbia e indignazione. Al singolo la scelta di cosa farne. Gli autori, aprendo con la seguente citazione dei mercanti di liquore, paiono dare un loro personale suggerimento:
"...siamo fuggiti e ancora fuggiremo,
ché la libertà contempla diserzione"
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