Il rap è genere urbano, cittadino, metropolitano, si nutre di un panorama pseudo cyberpunk, sicuramente desideroso di sprawl.

Ma qui, siamo nel Bosco...

Fuori da Milano, e dallo smog. Dal traffico, dai neon dei distributori automatici, dalle dirette instagram di Corso Como, dai parcheggi in seconda fila, dalle settimane della moda, dai loft arredati a figa e champagne, e da quei fazzoletti d'erba coservati in cornici d'asfalto con cartelli di divieto piantati in mezzo.

E' Il rapporto con la provincia per Massimo Pericolo (al secolo Alessandro Vanetti) il motore che spinge i pensieri fuori dalla penna.
Un Rapper che ha rifiutato gli agganci, le luci e i rumori stordenti di quella che da piu' di venti anni è la metropoli del rap, per starne nella sua provincia.
Cosa accomuna metropoli e provincia? Droga e degrado. Che.. Sono i due argomenti principali su cui storicamente si fonda la struttura dei rap.
E cosi' abbiamo imparato che il rap, lo puoi fare pure dalla provincia.
bene ottimo, chiusa li.

Eh... no... la news valga qualche riga di piu', abbiate pazienza.
Perchè Massimo Pericolo non è un nome della scena rap odierna. Massimo Pericolo è (o almeno dovrebbe essere) IL nome della scena rap odierna.
Le sue canzoni oltre ad essre bene o male tutte delle hit piu' che rispettabili per quanto riguarda il numero di ascolti che ottengono, hanno l'indiscutibile dono di creare un'empatia con l'ascoltatore, che va oltre al "io e te siamo simili" e arriva dove la musica italiana e' stata fortissima in passato ma mancava da anni: arriva al cantautorato. "Eh, finalmente !" si potrebbe aggiungere: di un genere musicale in cui la cosa piu' caratteristica è che i testi non sono in musica e cantati, ma parlati, che l'artista ponga un'attenzione ossessiva sulla scrittura, boh sara' che sono di parte, ma mi pare il minimo.
Intendiamoci: i testi rap son sempre stati densi di figure retoriche originali, frasi ad effetto rumorosissime e altri accorgimenti linguistici gustosissimi, ma un po' troppo spesso tutto questo si traduce in un gioco linguistico che riesce a comunicare gli stereotipi del genere e poco altro.

Massimo Pericolo va oltre. e va oltre, forse, perchè non parte con gli altri. rifiuta milano, si tiene caro l'ambiente che ha attorno, che lo ha formato, e rimane se stesso.
I suoi testi sono il suo universo valoriale filtrato dal rap, e non l'universo valoriale del rap raccontato con la sua voce.
E' una cosa impossibile da non notare.
E non penso sia possibile discernere questa cosa con il luogo in cui vive.
Lontano dalle influenze dei colleghi, delle mode e dei tempi
"Ma internet ce l'ha pure lui, mica è fuori dal mondo"
Certo che non è fuori dal mondo, ma è l'ambiente fisico che ci circonda a definire e forse addirittura decidere la nostra forma mentis, il nostro modo di pensare di ragionare e, alla fine, pure di esprimerci.
Che il rap avesse bisogno di levarsi la città di dosso per scoprirsi maturo e' bello starno.
Ma del resto è strano pure che a render maturo il genere sia stato un venticinquenne che è passato per il carcere e che si è presentato al grande pubblico bruciando la tessera elettorale.
Tra l'altro su 'sta cosa ricordo lo scandalo all'epoca ma... l'arte... non è sempre stato scandalizzare? non è che puoi salire sul palco e tirar fuori il cazzo: quello lhan fatto già cinquant'anni fa. e... da un punto di vista comunicativo, mi sembpre piu' eloquente una tessera elettorale bruciata piuttosto che il pisello di jim morrison tirato fuori sul palco.

Insomma, Massimo pericolo, Alessandro Vanetti, Vane, Il signore del bosco, o come lo si vuol chiamare, conosce il mondo dell'arte, credo non lo sappia ancora appieno, ma lo conosce. E l'arte, dal canto suo, l'ha baciato in fronte, ma questo è meglio se non lo scopre troppo in fretta.

Il disco: boh, è il primo autoprodotto, quindi nessuno gli dice come a fare le cose cosi' che siano piu' affabili per il pubblico. e forse 16 tracce sono un pochino troppe. Musicalmente parlando: è cantautorato. se davanti al cantautorato ti metti a disquisire della musica che lo accomagna, secondo me hai sbagliato sport, ma è solo un'opinione personale discutibilissima.che pero' non ho la minima voglia di discutere. Quindi:
DOMANDA:musicalmente com'è?
RISPOSTA: Hai due orecchie, usale.

Quattro palle e non cinque perchè, citando uno dei suoi produttori: "il mio disco preferito di Massimo Pericolo è il prossimo."

Ah, i grassetti era l'unica cosa che serviva leggere. mi piace tanto sto ragazzo e volevo dedicargli una recensione gozza e pirotecnica. come sempre, quando parlo di quel che mi piace veramente, non mi viene un cazzo di niente... Porco BOOM che fastidio.

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