"[Craxi] Interpretò meglio di ogni altro uomo politico come la società italiana stava cambiando. La sua politica estera fu grande. Ci fu l'episodio di Sigonella ma anche la scelta di tenere l'Italia nella sfera occidentale, senza intaccare autonomia e dignità del Paese"
(W. Veltroni, intervista al "Corriere della Sera", 15.7.2009)
"Craxi sarà ricordato come un grande statista e un grande politico, che a causa delle gestione finanziaria del partito finì per rovinarsi e pagare anche per altri. In calce alle innovazioni degli Anni '80 il suo nome c'è sempre. Mi piace ricordarne in particolare una: Milano, 1985, il Craxi dell'atto unico, che mette in minoranza la Thatcher"
(G. Amato, intervista al "Corriere della Sera", 2 giugno 2008).
E' noto come nel corso del XX secolo, a seguito della drammatica scissione del Congresso di Livorno del 1921, le forze della sinistra italiana abbiano perso la loro tradizionale unità, scindendosi in socialisti e comunisti, con l'ulteriore presenza, a partire dal 1947 delle ulteriori forze socialdemocratiche, aventi minor peso elettorale ma non poca rilevanza all'interno delle istituzioni.
La distinzione fra socialisti e comunisti può, di fatto, sintetizzarsi con riferimento ad alcuni punti fondamentali: maggiormente moderati sul piano economico i socialisti, che mai vollero rinunciare all'economia di mercato, più legati alle logiche marxiste i comunisti, almeno fino agli anni '80 inoltrati; apertamente critici nei confronti del ruolo politico ed internazionale dell'Unione Sovietica i socialisti, maggiormente legati ad essa, nonostante la sua matrice totalitaria emersa drammaticamente in Occidente dopo il 1956, i Comunisti; propensi a responsabilità di governo i socialisti fin dai primi anni '60, sempre legati ad una opposizione strenua ed antiatlantica i comunisti, fino alla caduta del Muro di Berlino ed alla trasformazione del PCI nella "Cosa" magistralmente descritta da Moretti nei primi anni '90.
Epitome delle due opposte mentalità, e di un diverso approccio sociopolitico, furono i maggiori rappresentanti dei due partiti a cavallo degli anni '70 ed '80: Enrico Berlinguer (1922-1984) per il PCI, Bettino Craxi (1934-2000) per il PSI. La storia di questi due leader, i travagli, i successi ed insuccessi delle loro non lunghe vite sono probabilmente il simbolo della dialettica interna alla sinistra italiana nel secondo ‘900, oltre che un'affascinante vicenda umana, che non sarebbe spiaciuta al Plutarco de "Le vite parallele".
A quasi un decennio dalla sua scomparsa, parzialmente sopite le polemiche connesse alle vicende giudiziarie dei suoi ultimi anni di vita, la figura di Bettino Craxi è stata oggetto di attente rimeditazioni da parte di illustri esponenti politici della stessa sinistra italiana, i quali, dopo aver per anni negletto l'importanza politica, sociale e simbolica dello statista socialista, sembrano averne riconsiderato il ruolo istituzionale nell'Italia dell'ultimo quarantennio fino ad elevarne la figura nell'empireo dei padri della sinistra contemporanea, in un ruolo addirittura più prominente di quello riservato a Gramsci, Togliatti ed allo stesso Berlinguer.
Si è assistito dunque alla orgogliosa rivendicazione delle radici socialiste-craxiane dell'attuale partito democratico da parte di vecchi esponenti del PSI (Giuliano Amato) e si è riconosciuta, da parte degli stessi leader dell'attuale PD, già membri del disciolto PCI allevati da (e nel culto di) Enrico Berlinguer, l'importanza dell'esempio craxiano nella costruzione di una leadership politica di centro sinistra che non rinuncia a rivendicare, orgogliosamente, l'esistenza di una terza via fra capitalismo filo atlantico e comunismo filo sovietico: quella di un liberalsocialismo che sappia coniugare economia di mercato e servizi sociali, diritti civili e solidità economica, abbattendo ogni forma di monopolismo e rendita di posizione all'interno del sistema Italia, sia esso capitalistico e sindacalistico.
In una riconsiderazione più ponderata della figura di Bettino Craxi rientra anche la monumentale biografia che qui recensisco (edita da Mondadori), nella quale si ripercorrono, fra vicende private e vicende pubbliche, tutti i tratti della vita dello statista milanese d'origine siciliana.
Gli esordi politici nella Milano della crescita economica degli anni '60, in cui la scelta socialista fu vista come una scelta di campo a favore dei deboli e degli esclusi, senza però sposare l'astrattezza utopistica del comunismo antidemocratico; la crescente importanza nazionale come "delfino" di Pietro Nenni in un'Italia degli anni '70 dove lo stesso Craxi - secondo recenti testimonianze del figlio Bobo - era la figura di riferimento per la cultura giovanile dell'epoca, ospitando a casa sua artisti di riferimento come Dalla, Ron, Caterina Caselli Sugar e Fabrizio De André; la definitiva apoteosi seguita alla sua ascesa alla segreteria del PSI nel 1976, passando per le affermazioni elettorali dei primi anni '80 e l'epocale assunzione della carica di Presidente del Consiglio dei Ministri (1983-1987), alla guida del primo Governo presieduto da un esponente della sinistra nel dopoguerra, dando la massima stabilità al Paese ed avviando riforme strutturali destinate a rimanere nel tempo ("scala mobile", riforma del Governo), e riaffermando l'autonomia italiana sia dall'URSS che dagli USA e dalle relative strategie imperialiste; il tramonto degli anni '90, sia a causa delle trasformazione geopolitiche dell'epoca, che impedirono al PSI di rimanere, a sinistra l' "ago della bilancia" per le politiche democratiche del Paese in alternativa al PCI, che a causa delle inchieste della Magistratura volte a svelare la cattiva gestione finanziaria del Partito, il correlato ricorso ad un sistema tangentizio su larga scala che garantiva la sopravvivenza economica della struttura politica in cambio di favori ed aiuti ad imprese ed amministratori pubblici; il mesto abbandono dell'Italia ed il ritiro dalla scena politica fino alla morte sopraggiunta per una forma grave di diabete, in assenza di idonee cure nella Tunisia che lo ospitava.
Non possiamo certamente nascondere, soprattutto ai lettori più giovani del sito, che la figura di Craxi risulta a tutt'oggi malvista, nella sinistra della c.d. "superiorità morale" berlingueriana, per essere stata coinvolta nelle indagini nella Magistratura ed incisa da pesanti condanne per i reati compiuti dal politico milanese nel periodo di massima auge politica.
Va però sottolineato come, in uno storico intervento alla Camera del '93, Craxi non abbia mai negato la responsabilità politica dell'accaduto, riconoscendo come tutto il sistema politico italiano, PSI incluso, partecipasse, per evidenti necessità, alla spartizione di tangenti, e come la stessa superiorità morale sulla base della quale il PCI ed i suoi eredi in parte confluiti nel PD sia, probabilmente, il frutto di una ipostasi e di una auto rappresentazione del Partito in termini "virtuosi", per differenziare la propria offerta politica rispetto alle altre forze di sinistra: affermazioni, queste, non sempre rispondenti al vero, come confermato da varie inchieste giudiziarie, anche delle ultime settimane.
Questo libro rende in sintesi giustizia ad una figura storica di massima importanza e spiega, anche a chi voglia interrogarsi sul presente della sinistra, le ragioni di molti insuccessi elettorali dello schieramento: è forse il frettoloso taglio delle radici craxiane, l'assenza di autentici eredi di Craxi nell'attuale opposizione la radice di una crisi di leadership e di idee alternative a quelle dello schieramento contrapposto ad aver determinato la crisi stessa della sinistra.
Crisi che tutti si augurano venga superata, in futuro, da figure analoghe a quella di Craxi, invocate oggi dagli stessi politici di sinistra.
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