Massimo Priviero non è mai sceso a compromessi. Il suo rock di matrice americana e metropolitano, mischiato alla canzone cantautorale italiana non è mai sceso nella commercialità di suoni e testi che altri suoi colleghi e compagni di viaggio (chi ha detto Ligabue?) hanno trovato e sfruttato fino alla nausea.
Nato artisticamente nel 1988, anno di uscita del suo primo album, può vantare collaborazioni di tutto rispetto, come quella con Little Steven, chitarrista di Bruce Springsteen, che suonò e produsse il suo secondo lavoro "Nessuna resa mai" (1990) e più recentemente con Massimo Bubola.
Con Dolce resistenza, Massimo Priviero scrive l'album della carriera e lo fa ritornando alle origini dei suoi primi album a livello di sound, quindi mischiando sapientemente rock energici a ballate più intimiste e ripescando nelle sue origini venete a livello di testi, che lo riconducono a parlare della resistenza italiana in almeno metà delle canzoni dell'album, lasciando l'altra metà all'attualità' italiana e alle sue esperienze personali.
L'amore, mai nasosto, anzi, di Priviero per lo Springsteen più metropolitano si materializza già nel primo brano Dolce resistenza, dove l'intro di piano ricorda tanto il Roy Bittan di "Darkness of the edge of town", dedicato al figlio Tommaso.
Ciao Amore Ciao di Tenco è rifatta in chiave rock, recuperando lo stupendo testo anti-guerra censurato all'epoca del fatale Sanremo di Tenco.
La strada del Davai è una bella ballata dove Priviero usando il dialetto veneto racconta l'umore dei soldati in partenza per la grande guerra, così come parla di guerra Pane, giustizia e libertà è scritta in memoria dello scrittore Nute Revelli (ufficiale degli alpini nella seconda guerra mondiale poi divenuto un grande scrittore di guerra e resistenza) e interpretata insieme ai fratelli Severini dei Gang.
Italia libera è un po' la "Born in the USA" di Priviero. Brano elettrico con un testo di denuncia verso un'Italia più corrotta che paese democratica.
Biglietto di un musicista di strada è dedicata a tutti quelli che sbarcano il lunario suonando in giro per le strade delle città ed essendo stato lui stesso un musicista di strada, la dedica è sentita e mai banale.
Io sono io è un'altra rock-song di appartenza e di lotta verso la vita contando sulle proprie forze così come Vincere che sembra uscire da "Born to run" del Boss.
Spari nel cielo parla ancora di guerra ma di quella attuale, Clandestina è una soul-rock dedicata atutti i clandestini sparsi per il mondo.
Coaudiuvato da una rock band solida e basilare, Priviero ha sfornato un album maturo, dolce, poetico ma anche energico e credibile. Di certo non arriverà alle grandi masse ma a lui non importa. In una recente intervista Priviero ha detto che a lui i soldi non interessano come a qualcuno (erano chiari i riferimenti a Vasco Rossi e Ligabue). La cosa piu' importante è scrivere musica onesta e nata dal cuore che possa arrivare anche a sole poche persone ma "arrivare".
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