Parlare di un film di Massimo Troisi è difficile se si è del nord, il suo dialetto magari non è così comprensibile. Ci provo io, che sono napoletano.
Comincio con un appello: non dimentichiamolo. Massimo ha dato tanto al cinema italiano. Certo, i suoi film tecnicamente non sono questo granché e sono sorretti solo dalla sua comicità, dalla sua espressione. Ma nessuno può dimenticare un film come questo, una volta visto.
La storia: Gaetano è un giovane napoletano che, stanco del suo lavoro, cerca fortuna a Firenze. Non lo ammette però, visto che a chiunque gli chiede se è emigrante lui risponde: "No, so vvenuto pe' viaggià, pe' ccunoscere". Il suo viaggio verso Firenze è davvero spassoso visto l'incontro con il potenziale suicida, interpretato da Michele Mirabella. Gaetano accompagna lo "squilibrato" in una clinica e lì conosce Marta che vi lavora. A Firenze Gaetano è ospite della zia (con cui in un bar farà un dialogo memorabile). Dopo aver scoperto che sua zia ha un'amante, Gaetano va a vivere da Frank, una specie di Testimone di Geova. La sua storia con Marta va avanti. Divertentissimo è l'esperimento di Frank di portare Gaetano a "diffondere la parola". Gaetano traumatizzerà il già "poco stabile" Robertino. "Robbè iesc, tuocch 'e ffemmene, va arrubbà... Mammina te manda a 'o manicomio..." "Ma mamma dice che io ho i complessi..." "Foss 'o Ddio... tu tieni n'orchestra intera 'ncapo!"
Gaetano e Marta si innamorano e vivono insieme a casa di lei. La loro storia procede tranquilla fino a quando Marta gli dice di essere incinta. "Ma forse può anche non essere tuo..." E lì il discorso si fa serio: "Perchè pe' 'e ffemmene è facile... Nuie ammo semp sentuto 'stu fatto 'e ll'onore... 'e ccorne e cose accussì...". La situazione resta in sospeso, non capiamo se Gaetano accetterà sul serio il bambino come se fosse suo...
Memorabile la battuta finale...
"O criaturo 'o chiammammo Ugo..."
"Come tuo padre?"
"Sì, ma mica pe' mmio padre, che me 'mporta a me?... Sulo pe nun 'o fa venì scustumato..."
"Perchè, Massimiliano?"
"Massimiliano vene scustumato... Se il bambino si vuol muovere, la mamma a che che lo chiama il bambino sì è già allontanato...Mentre Ugo non ha il tempo di fare un passo... Al massimo lo chiamiamo Ciro... Così non viene così represso..."
Si chiude così un film non eccellente ma sicuramente da vedere. Giusto per sapere che Napoli non è quella che si vede in tv.
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