Da fuori
Come tessere di un puzzle sparpagliate per terra.
Come un'immagine non a fuoco.
Come un'idea improvvisa. Fugace e indefinita.
La verità è questo disco ti spiazza. Lo ascolti, lo riascolti e pensi: dov'è il nesso? Come si può unire melodie, suoni cosi diversi? Cos'hanno in comune ritmi percussivi, basi drum n' bass e chitarre acustiche? La risposta è quella ovvia. Niente. Presi singolarmente, questi elementi non hanno nulla in cui ritrovarsi. E cosi ascolti ancora, per cercare di capire cosa c'è sotto. Ma tutto pare troppo disomogeneo, senza logica e la voglia di lasciar perdere è grande.
Ma, proprio a questo punto...
Da dentro
Proprio a questo punto accade che quel suono ti entra sottopelle. Il ritmo scuro, quei beat dannatamente semplici ma caldi, ossessivi, quel coro di voci e suoni sì diseguale ma che, valutandolo con il senno di poi, risulta il migliore possibile. Cosi, nei meandri di questo "Heligoland" si può partire incontrando le sonorità acustiche di "Saturday Comes Slow", scritta a sei mani con Damon Albarn, arrivando fino alle atmosfere algide e claustrofobiche di "Flat Of The Blade", con Guy Garvey che si cala alla perfezione nella parte, cantando con voce straniata e sussurrata, perfetta nel completare il quadro sonoro. Nel mezzo, tanto altro: gli arabeschi e i richiami orientali di "Atlas Air", probabilmente il miglior pezzo del disco, dalla cadenza incessante e un finale ipnotico; i ritmi suadenti e delicati di "Paradise Circus" che costituiscono un tappeto musicale ideale per la drammatica interpretazione vocale di un Hope Sandoval semplicemente perfetta e ancora i bassi massici e poderosi di "Girl I Love You", eccellenti nel fare da contraltare ai fiati che s'inseriscono qua è la e alla voce acuta di Horace Andy.
Ma, nonostante i paesaggi sonori siano cosi diversi tra di loro, è quel suono di fondo che pian piano comincia a circolarti nella mente a fare da collante, a dare finalmente un significato al tutto, a premiare la tua pazienza.
Sì perché quando finalmente le tessere del puzzle vanno tutte al proprio posto, "Heligoland" si rivela per quello che è: l'ennesimo grande disco dei Massive Attack.
E quando finisce il disco tu sei li che pensi, sorridendo: "Me l'hanno fatta anche questa volta". Proprio così.
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