Non è ancora buio e la platea dell'arena deve ancora riempirsi quando inizia il concerto e Robert "3D" Del Naja entra sul palco sui bleeps iniziali di Future Proof. La prima reazione non è delle migliori, il suono deve essere ancora calibrato e soprattutto non risulta sufficientemente in evidenza la sua voce, che nella transizione dallo stile hip-hop dei precedenti lavori ad un cantato quasi sussurrato rappresenta l'unico elemento di reale novità del recente album 100th window.

A catturare subito l'attenzione è invece il gigantesco schermo sul fondo del palco sul quale si alternano a velocità impressionante numeri in perfetto stile matrix, come su un gigantesco terminale di computer, che insieme all'imponente impianto luci rivela l'importanza della componente visiva dello spettacolo. Seguiranno le più disparate statistiche mondiali - in italiano - accompagnate da contatori in tempo reale, l'HTML del sito web www.massiveattack.com, un'elenco di computer virus, un'animazione del globo con l'intero percorso del tour fino alla tappa attuale, con informazioni sulla città di verona, comprese le previsioni metereologiche per i prossimi giorni... un bombardamento di informazioni peraltro collegabile alle suggestioni "internettiane" dell'album.

Il gruppo rimane in ombra in questa prima fase del concerto, e dopo un doveroso aggiustamento dell'acustica è possibile cogliere come la struttura delle canzoni dal vivo sia profondamente modificata rispetto alle registrazioni di studio. La melodia è impostata dalla linea di basso, la chitarra suona in modo analogo ai samples e talvolta - come in Everywhen - sostituisce il ruolo delle tastiere, che diversamente dal disco sembrano in secondo piano. I ritmi sono sincopati ma rallentati come se si trattasse di una forma di jungle priva della traccia più veloce, il risultato è una dilatazione delle canzoni che rende l'atmosfera molto distesa ed estremamente distante dallo stile cupo di Mezzanine, complice anche la maggior durata delle canzoni di 100th Window.

Un elemento essenziale risulta il violino elettrico, protagonista in particolar modo in Antistar e Butterfly Caught. La situazione cambia con l'esecuzione di Risingson, lo schermo è spento e ad essere illuminato ora è il gruppo. É sul palco anche Daddy G, pur non avendo collaborato alla realizzazione dell'ultimo album; dall'accoglienza del pubblico è evidente quanto la sua presenza sia essenziale per l'esecuzione del brano, così come più tardi per Karmacoma, seguita da una vera e propria ovazione. Seguono i grandi successi del passato, interpretati dai cantanti ufficiali come Horace Andy - incredibile in Angel - o dalle voci femminili reclutate per l'occasione per sostituire a turno la sequenza impressionante di vocalist presenti su disco.

Secondo quanto riportato nell'editoria internet straniera le due cantanti femminili del tour sarebbero Dot Allison, che non ha fatto rimpiangere Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins in Teardrop, forse l'imitazione più difficile da sostenere, e la meno nota Debbie Miller che ha comunque regalato un'interpretazione di Unfinished Sympathy da brivido non risparmiandosi in vocalizzi degni dell'originale. Non manca inoltre l'occasione per 3D di sottolineare il proprio impegno politico contro la guerra in Iraq e le scelte di USA ed Inghilterra; il mezzo per comunicare è sempre lo schermo, che proietta immagini a di aerei e bombe, statistiche sulla spesa militare dei diversi paesi, ed una serie di interrogativi su quanto sia stato risolto dalla guerra appena conclusa. Nel frattempo sono in esecuzione Hymn Of The Big Wheel e Safe From Harm, il cui testo risulta particolarmente adatto all'argomento. Il concerto termina con Group Four, che anche dal vivo si presenta come una lunga suite con largo uso di chitarra e ritmo in accelerazione, un modo perfetto per segnare l'epilogo di una serata di grande successo.

Il gruppo al completo (10 persone!) saluta e ringrazia, più tardi appariranno in alto nella zona posteriore al palco, fermi ad ammirare l'arena che pian piano inizia a svuotarsi. Alcuni fan si avvicinano fin dove possibile, ma sono 3D e gli altri ad andargli incontro, una scena difficile da immaginare per un gruppo apparentemente distaccato dal proprio pubblico e che potrebbe a ragione mostrare la presunzione di chi ha segnato in modo indelebile la produzione musicale degli anni '90. In sintesi un concerto coinvolgente, ma in un modo difficile da descrivere, rimane una sensazione di leggerezza che non mi aspettavo, i Massive Attack di 3D hanno maggiore omogeneità e coesione ed il lato dark sembra essersi stemperato in qualcosa di meno esplicito ma più espressivo. Sono stato così finalmente ripagato dalla delusione provocata dal concerto visto nel 1998 al Palalido di Milano, dove un'acustica pessima aveva rovinato tutte le mie aspettative e mi aveva lasciato qualche dubbio sull'effettiva capacità dei Massive Attack di rendere dal vivo la complessità delle loro registrazioni di studio.

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