Ritorna su Trouble In Mind Whitney Johson aka Matchess con un nuovo disco intitolato "Sacracorpa" e il capitolo ultimo di una trilogia ideale cominciata nel 2013 con "Seraphastra" e proseguita poi con "Somnaphoria" (2015). Già precedentemente parte del gruppo rock psichedelico Verma e le esperienze con Circuit des Yeux e con Riley Walker, Whitney è un nome forse poco noto presso il grande pubblico e in particolare nel vecchio continente, ma è una musicista sperimentale brava e avveduta come poche altre in circolazione sulla scena contemporanea e allo stesso tempo brava nel contemperare le sue capacità e conoscenze tecniche con un certo gusto pop.

Il disco è stato registrato in giro per il paese, Chicago, New York (dove ha curato una installazione della "Dream House", di La Monte Young e Marian Zazeela, praticamente un vero e proprio ambiente radicalizzato dalla proiezione di onde sonore composite e onde sinusoidali generate dal suono del sintetizzatore e allo scopo di rendere lo spazio specificamente performante per l'ascolto), Abiquiu e Curwensville, in un viaggio che è stato un vero e proprio percorso di ricerca spirituale, dopo un periodo di profonda crisi personale interiore. Anche per questa ragione, "Sacrocorpa" completa questa trilogia ideale dedicata all'abbinamento tra il suono e la vista ("Seraphastra" ricercava l'altro lato del visibile, "Somnaphoria" era dedicato alle visioni nei sogni e la loro interpretrazione) sviluppando il tema della lotta interiore e che si conclude con la scoperta di nuove realtà rese manifeste solo al termine di una crisi.

Completamente registrato e suonato da Whitney, che si è poi avvalsa della collaborazione di Cooper Crain per il mixing e del mastering di Mikey Young, il disco riprende chiaramente quella stessa filosofia già subliminata nella accennata esperienza della "Dream House", sviluppando onde sonore aliene e forme di sciamanesimo sotto effetto di peyote con l'uso di strumentazioni di carattere analogico, compresi nastri magnetici che riprendono suoni direttamente dal vivo come quelli del fiume Susquehanna, le trasmissioni radio del Nuovo Messico e loop e sequenze della sua stessa voce che sono riprodotte al fine di rendere quel tipico effetto mantra subliminale, accentuato dal suono della viola e dai battiti della drum machine. Sicuramente appezzabile da chi ama la musica ambient, suggestioni new wave e suoni di synth evocativi e in qualche maniera "cristallini", il disco apre a ascoltatori più "semplici" con dei contenuti emotivi universali e visioni cinematiche leggere, quasi fantasma.

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