Primo album dei genovesi Matia Bazar, negli anni '80 appassionati alfieri della "nuova onda" di britannica provenienza, e oggi un po' dimenticati dal seguito del Belpaese.
Orbene, questo esordio è datato 1976, e rispecchia per la maggior parte del lavoro i canoni tipici dell'epoca. Già, anche allora ogni gruppo che si rispettasse - specialmente se agli esordi - portava in dote qualche composizione cantata in inglese, e i nostri Matia non fanno eccezione. Guarda caso, poi, i brani più bruttini del disco.
I lavori migliori, d'altronde, stavano altrove: le piacevoli melodie di Per un'ora d'amore e Stasera che sera, e i tipici esempi di pop italiano d'epoca di Ma che giornata strana, Suffering from memories e la chiusura Gente d'ogni età. Per non parlare poi della solenne maestosità di Cavallo bianco, che tra armonici di chitarra, sapienti tocchi di pianoforte ed armonie vocali perfettamente imbastite si dipana senza sbavature. Per quanto mi riguarda, il miglior brano del disco.
Il tutto è poi incorniciato dalla vera pietra angolare del gruppo, quella Antonella Ruggiero al tempo perfetta sconosciuta. Vocalizzi altissimi, naturale predisposizione al (bel) canto - memorabili le prestazioni in Cavallo bianco e nella stramba Un domani sempre pieno di te - e notevole presenza scenica: è nata una stella.
Menzione speciale infine per Io, Matia, brano interamente strumentale a metà strada tra flamenco e blues, impreziosito dai sinuosi vocalizzi della Ruggero, che qui si presenta ("matia" significa "matta" in genovese).
Insomma, un interessante esordio in attesa dei fasti che verranno.
Carico i commenti... con calma