Erano riusciti a suonare di tutto: erano riusciti a trarre un'onda sonora dal movimento di lumache, dai tessuti nervosi dei calamari, dalle liposuzioni, dalle vagine delle mucche. Avevano contribuito a rendere quel capolavoro sonoro che era "Vespertine" di Bjork in un disco ricco di suoni: ottenuti dalle onde elettromagnetiche di un contatto umano, amoroso, della neve che si infrange sotto le scarpe... avevano pubblicato un disco mastodontico e bellissimo in cui omaggiavano un'America queer: "The Rose Has Teeth In The Mouth Of The Beast" e ora... ora, sono tornati. Tutti si aspettavano intraprendenze scioccanti nei meandri del suono, estremizzando tutto e facendo suonare, chennessò... una coccinella su un fiore, un gatto che caga? No. Spiazzano in una scelta molto più semplice: un disco per soli sentitizzatori!

 "COOOOSAAAA?"esclamarono subito i criciti non appena lo seppero e, magari, senza ascoltare l'album, piazzarono subito sulle loro riviste di musica recensioni negative. Perchè, si sa, questo album sta cominciando ad essere bersagliato dalla critica in modo perverso.

Eppure, sempre con ingiustificazioni.

 "Non sorprendono" scrivono.

 E solo per il fatto che non usino la vagina di una pecora o i testicoli di un elefante come strumenti non significa che l'album non possa sorprendere. Basta, infatti, l'iniziale "Rainbow Flag" per non essere trascinati: ritmo caraibico jazzato, quasi cabarettistico che si snoda in 3 minuti di pura follia che imboccano in "Polychords": Tocchi di Moog, synth che danno gioia all'IDM autechriana

"ECCO! C'E' IMITAZIONE! PARAGONE CON GLI AUTECHRE, CON IL MOOG... NON C'E' PIU' PERSONALITA'!" direbbe ora un critico, difendendo le sue idee.

Ma come non rimanere eccitati nell'ascolto di "Mister Mouth"? Suoni alieni rigurgitati, spastici, strepiti elettronici, rutti sintetici deliranti... superlativa! Ed "Exciter Lamp"? IDM dell'ultimo Four Tet-antielettroacustica... spicchi "A Joy" tra suoni lunari al contrario e videogame impazziti...

segue "Les Folies Françaises": una piccola interlude classico-elettronica. Marie Antoinette remixata da Aphex Twin: Wendy Carlos nel post-"SWitched On Bach" che rieccheggia in violini vittimizzati da synth seviziatrici che deforma la struttura classica della sinfonia facendola quasi suonare come se esistessero i videogiochi già dal 1700. Incredibile! E dura solo 2 minuti! Però, solo una intro a quello che sarebbe arrivato dopo: una mastodontica title-track di 24 minuti che suona come l'apocalisse. Intro quasi ambient, sepolcrale e notturna che si snoda in un febbrile acuto di synth indiano incantatore, mentre gli altri sintetizzatori procedono in una marcia tribale che esplode con una sognante prosecuzione aliena degna del/della già citato/a Wendy Carlos dell'era "Switched On Bach".

Siamo ormai al collasso. Bellezza ipersonica. Assoluta, e mentre con l'attesa ci aspettiamo un'ulteriore traccia di follia pura, arriva la conclusiva "Cloudstopper", carillon di divagazione glitch che ci culla in un abbraccio fatale di bellezza. Non bastano altre parole per definire questo disco. Posso solo dire che i Matmos non hanno perso il loro talento e che i critici possono andarsene a fare in culo.   

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