Album by album, track by track, storia dopo storia. Abbandoni, riunioni, vite che migrano, ma solo e sempre un comune denominatore: la musica nella sua forma più pura, o spuria.
I Level 42 nascono dal prisma essenziale di Mark King e Phil Gould. Polistrumentisti con disinvoltura, cannibali dello strumento. Il primo rende il basso una prima donna, la stele di Rosetta di un pop che accorpora jazz funk e pop senza violare realmente nessuno dei campi.
La chiave di volta è l’identità: riconosci il basso di King e la batteria di Gould da un accenno, da un accordo, da un battere e levare.
Quindi, circa 1979: King al basso, Phil Gould alla batteria, il fratello Boon alla chitarra, Mike Lindup alle tastiere, Wally Badarou (mai on stage, sempre dietro le quinte) alle tastiere.
Difficile etichettare un sound nevrotico che sviluppa su basso e batteria il dipanare delle melodie.
Ai cinque viene facile, viene spontaneo comporre. I fratelli Gould sfornano liriche raccontando il proprio bagaglio di esperienze e cultura generale, in sala d’incisione ogni strumento trova spazio accettando la ritmica dei due di cui sopra con echi, sporadiche iniziative, ed il corollario di voci che rimbalza da King a Lindup con una tacita e mai discussa strada preferenziale per il primo.
La bravura e la fluidità dei componenti attirerà nel tempo l’attenzione e la collaborazione di musicisti di prim’ordine: su tutti il virtuoso Allan Holdsworth ma anche Jakko Jaszyk Gary Husband e Alan Murphy (quest’ultimo morirà nel 1989, stremato dai sintomi dell’AIDS, dopo aver arricchito l’album ‘Staring At The Sun’).
Macchina live di tutto rispetto, i Level 42 hanno inanellato un catalogo eterogeneo che va dal sound spicciolo aggressivo e metodico dei primi sei album alla curvatura commerciale che prende forma a partire dal 1986 con l’album che li consacra, ‘Running In The Family’. Lavoro onesto ma che non ha la personalità e la spocchia dei primi lavori. E infatti è qui che i fratelli Gould, un po’ per mero disaccordo un po’ per i nervi che cedono, abbandonano la nave, guarda caso l’ultimo video in cui li vediamo è quello di ‘It’s Over’.
Il cordone non verrà mai del tutto staccato, i due continueranno a contribuire al progetto seppur a distanza con i testi, e Phil tenterà addirittura un ricongiungimento nel 1994 per il progetto ‘Forever Now’, ma abbandonerà nuovamente poco prima del tour mandando a cagare la RCA che in quegli anni aveva occhi e tempo solo per i Take That.
Questo prontuario - guida è minuziosamente immerso nel mondo Level 42 andando a sviscerare per ogni traccia, per ogni b-side, corpo anima e sfaccettature di sorta. Presenti all'appello anche i due prime lavori solisti di King e Lindup, 'Influences' e 'Changes'.
Mentre scrivo, la band, discograficamente inattiva dall’EP del 2013 ‘Sirens’, continua a fare ciò per cui è stata concepita: suonare.
I concerti, i tour, non si contano più. Del nucleo originale sono rimasti Mark e Mike, corredati da turnisti di prim’ordine.
Boon ci ha lasciati nel 2020 stroncato da un infarto.
Phil l’ho sentito un paio d’anni fa su Twitter, laddove si diletta come editorialista di cronaca ma risponde sempre a fans e curiosi di sorta.
Era in Italia, gli ho consigliato di fare incetta di vini, lui mi ha chiesto dove potesse trovare dei peperoni di prim’ordine per i quali va pazzo, ho risposto che se passa da Carmagnola non sbaglia.
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