E dunque, parliamo di The Batman.
From this dark century
Roy Harper, Hope
Se il cinema è lo specchio dei tempi, tempi oscuri chiamano film cupi, opprimenti, disperati.
You want it darker
Già Joker ne fu l'esempio, un'autentica svolta: un cinecomic che, come mai fino ad allora, attingeva dal cinema di un maestro come Scorsese per mettere in scena una realtà alienante, violenta, senza speranza. Fatta di emarginazione, solitudine, cinismo.
Ed il nuovo Bruce Wayne dello strepitoso Pattinson (per netto distacco il miglior attore della sua generazione) si mostra, pertanto, distante anni luce da ogni altra incarnazione del Cavaliere oscuro apparsa finora sullo schermo. Dal pioniere Michael Keaton in poi.
Keaton che, invero, risultava addirittura comprimario rispetto alle figure che realmente interessavano a Burton; ovvero, soprattutto nel più personale secondo capitolo, i freaks e reietti della sua Gotham da fiaba nera natalizia. Va da sé, quelli di Schumacher con Kilmer e Clooney non li prendo nemmeno in considerazione; non per mancanza di rispetto nei confronti dei due film, che possono intrattenere e piacere e sono comunque dei cult a loro modo, ma per l'inesistente traccia lasciata dai rispettivi interpreti nella caratterizzazione del personaggio.
Da archiviare una volta per tutte, per fortuna, il Wayne rampollo playboy per finta. Bale indossava una maschera per salvare le apparenze, per nascondersi all'interno dell'alta società di Gotham, mostrando la sua vera essenza solo una volta messo il costume da pipistrello. Dimenticate anche le spacconate di Ben Affleck, che vantava di avere il superpotere della ricchezza.
Something in the way
A Pattinson e Reeves tutto questo non interessa. Bruce Wayne è adesso un individuo più che mai solitario e tormentato, un animale notturno vendicativo e cupissimo, nero come una notte senza stelle. Che annota i propri pensieri su un diario, come un Cobain dei giorni nostri.
Non leggere il mio diario quando non ci sono.
Ok, adesso vado a lavorare. Quando ti svegli stamattina, leggi pure il mio diario. Fruga tra le mie cose e scopri come sono fatto. Kurt Cobain, Diari.
Viene anche riscoperta la natura originaria di detective dell'icona Batman, e così la visione di Reeves mostra le enormi differenze rispetto a quelle burtoniane e nolaniane. Se i Batman del regista di Edward mani di forbice ed Ed Wood erano espressionisti e ricolmi di malinconia e poesia gotica, e quelli della trilogia nolaniana abbracciavano il racconto di formazione ed il noir urbano di marca Michael Mann, questo di Reeves ricorda piuttosto certe dinamiche in stile Seven, soprattutto nella figura dell'enigmista di un superlativo e disturbante Paul Dano. Parente del John Doe di Kevin Spacey, prototipo del villain moderno per eccellenza. Ma soprattutto dell'Arthur di Joaquin Phoenix come profilo sociale.
Gotham, certamente, è sempre stato luogo di corruzione e perdizione. Ma mai come in questo caso - se non si considera, appunto, il capolavoro di Todd Phillips - lo scavo nelle rovine morali di una civiltà viene portato in superficie ed addirittura la figura di Thomas Wayne, da sempre idealizzata, santificata e mai messa in discussione, viene fatta a pezzi. Ed il risultato è una idea di società senza eroi né padri della patria da difendere ed adorare. Infatti, la stessa figura paterna viene distrutta da Reeves, come anche nel caso del Carmine Falcone del perfetto John Turturro.
There is no dark side in the moon, really. Matter of fact it's all dark.
Non c'è una sola scena di sole in questo Batman. E, seppur un tenue spiraglio di luce possa infine scorgersi all'orizzonte, la luna resta completamente oscura. Lasciando presagire un'alba di ulteriore ed ancor più estremo caos, con la venuta del Joker di Barry Keoghan.
Pur non potendo magari parlare di nichilismo in assoluto, non c'è la rivincita dell'umanità messa in scena da Nolan in Dark Knight, con criminali e civili che rifiutavano di far saltare in aria gli altri per salvarsi. C'è piuttosto un'idea di perenne menzogna, un disincanto, un annichilimento esistenziale. Una società che crea i propri mostri nell'abbandono, abituandoli ad una vita di indifferenza e nel sogno di una rivalsa violenta. Uno specchio perfetto della modernità.
Certamente, la trilogia di Nolan portava ad un arco narrativo molto ampio per il personaggio, dalla sua formazione alla sua fuga finale dal mito del Cavaliere oscuro. Mettendo in scena motivazioni e sfumature. Il paragone con The Batman risulta quindi forzato, ma indubbiamente questo di Reeves e Pattinson è un Batman che porta qualcosa di nuovo rispetto a quanto già visto. Ed è qualcosa che colpisce profondamente, emotivamente ma anche visivamente: la resa delle immagini è impressionante e monumentale.
Convincente anche la nuova Catwoman di Zoe Kratitz. Appena accennato, ma decisamente riuscito il Pinguino di Farrell, restituito anche in questo caso alla sua dimensione originale di gangster, piuttosto che quella indimenticabile ma molto romanzata di De Vito.
Un film imponente ed una esperienza cinematografica di altissimo livello. Tre ore di pura arte dell'immagine e del suono.
Se la vendetta è inutile, la redenzione di una città, di una civiltà e di un'intera epoca, resta comunque lontanissima.
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