Quando uno scoiattolo folle entra nella testa di un elefante neanche una scimmia ce la fa a mandarlo via e quando qualunque cosa entra in una tasca di pietra è bene che ci resti per sempre perché una volta aperta non si può aggiustare. Così vuole la leggenda. Nella testa di Helen Taylor, inglese, madre di due figlie, moglie di un marocchino che vive a Bologna è entrato qualcosa, chiamiamolo pure uno scoiattolo folle che le corrode il cervello e non ricorda assolutamente da quando perché ci convive da sempre. Sull'orlo dell'abisso ha trascorso la sua vita quasi normale.
Matteo De Simone (Torino, 1981, cantante del gruppo rock Nadàr Solo) ci porta in giro dentro alla testa di Helen durante un lungo viaggio in auto da Bologna al Marocco, in prima persona. Durante il viaggio, all'altezza di Perpignan, un crimine surreale decide per Helen che succederà nella sua vita d'ora in poi. Lo scoiattolo esce ma nella tasca non ci resta ed Helen non riesce più a far finta di niente. La mina vagante scoppia. Questa su per giù la storia.
Con una prima tiratura di mille copie, numerate e siglate a mano da Matteo De Simone (della quale ho comperato il numero 50 alla fiera del libro di Torino), Tasca di Pietra è stato distribuito con la copertina bianca. L'editore ha lanciato un concorso per quella della prossima edizione. Questa è di suo una iniziativa quanto meno originale, come lo è il libro. In primo luogo perché la narrazione fatta da un uomo di ventisette anni dentro alla testa di una donna di quaranta presenta già una duplice sfida. In secondo luogo perché il libro che può piacere o meno, è fatto bene e si legge d'un fiato, ha la struttura di un buon romanzo ed è scritto in un italiano impeccabile che rende la assoluta perdita d'orientamento della protagonista.
Nella sua recensione, Wu Ming ha paragonato Helen a una versione al femminile di Meursault, lo straniero di Albert Camus e anche se i paralleli tra personaggi sono inutili credo che in questo caso sia almeno azzecato. Il fatto di sangue c'è e fa precipitare la situazione ed è raccontato impeccabilmente, quasi cinematograficamente. Ma il libro è la situazione stessa, l'inquietante indifferenza del mondo, la profonda solitudine dello straniero di chi straniero si sente dappertutto e fra tutti perché ha una testa che gira in senso antiorario. Ero io Helen Taylor. Ero matta. E allora?
nina snarvic
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