Musicare la vita di un maiale, fino alla sua macellazione e renderla sangue vivo da dancefloor, o comunque d'elettronica pulsante di voglia di vivere. Eros, thanathos, amore platonico, vita. L'incastrarsi ingenuo e tartassante di entità e priorità completamente differenti che diventano sensibile organismo vitale, ipocrita e struggente nel suo musicare un cadavere ambulante. Dietro alla consolle si nasconde un genio come Herbert, enorme sia da solista che nel remixing (basti pensare ai rifacimenti ultraterreni Bjorkiani) e il viaggio non può che essere interessante.

Quello che, infatti, poteva essere o un semplice disco di techno o un manifesto biologico-animalista che neanche Moby, diventa improvvisamente un'ecatombe aperta verso gli inferi più oscuri. Emblema di questo clima cupo, ossessivo e tellurgico è un capolavoro di neanche 4 minuti come "05 December", caduta libera nell'inconscio premonitore di ciò che sta per accadere, di un destino segnato fin da subito e di incubi techno sperimentale da film dell'orrore. Dante che si rivolta nella tomba. Arcobaleni neri. Navi che divorano cieli.

"One Pig" è la fine del mondo di Herbert, musicista poliedrico e indubbiamente talentuoso, che lavora ad un concept che non punta alla perfezione stilistica (episodi  come "01 August" sembrano quasi riempitivi per lasciar fluire la narrazione di una vita che marcisce, che si spegne), ma alle sensazioni primarie di un delirio sott'acido, di sferragliare di macchine (l'inquietante rombare basso di "07 February", che suona quasi come i movimenti interiori di un feto nel grembo di ua madre alcolizzata), di crescendi che si interrompono e poi urlano (l'assurda "08 August", che soffoca un potenziale stralcio melodico per dipingere quadri monocromatici tendenti alle tenebre) e di cantilene che aprono i cancelli dell'inferno (la morte del maiale protagonista dell'opera, avvenuta lo  "09 May 2011", che tra l'altro è pure il mio compleanno).

E' un disco difficile, "One Pig", ma coglierne il senso compiuto, conciso e profondo di questo trip è quanto di più appagante vi possa capitare musicalmente parlando. E finirete, inevitabilmente, con l'innamorarvene.  

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