Ascoltando "Il Grigio della Mente", brano di apertura dell'album Trasparenze, ci si può domandare cosa avesse in mente il buon Maurizio Arcieri nel 1973. Sì, proprio lui, piacione beat con i New Dada negli anni '60, romanticissimo bellone da fotoromanzo, forte della hit "Cinque Minuti", nei primi anni 70, pioniere del punk e della New Wave italiana nei Chrisma (o Krisma) a partire dalla seconda metà dello stesso decennio, imbastisce un brano spiazzante che non sembra avere paragoni nella produzione nostrana di quel periodo, in bilico fra Lou Reed e i Roxy Music più robusti, con un cantato intenzionalmente decadente, una sezione ritmica da pensieri sconci (al basso Paolo Donnarumma) e chitarre ad un passo dallo stoner.

Eppure non dovrebbe stupire più di tanto: Maurizio è stato uno dei rari personaggi italiani in grado veramente di vedersi (musicalmente) in un panorama di ampio respiro, capace cioè non solo di avere riferimenti coraggiosi - o a volte ruffiani - nel contesto internazionale, ma di sentirsene profondamente parte attiva, e Trasparenze è il manifesto di questa sua voglia di un approccio personale e libero al rock. Inutile tentare di inquadrarlo nel rock progressivo italiano, cercare appigli con la scena melodica, lontanissima la tradizione dei cantautori. Dietro la bella copertina di Mario Convertino troviamo un convincente misto di graffiante blues rock e psichedelia, con a tratti punte di lirismo semplici, ma straordinariamente emozionanti.

Ci si può perdere, quindi, nello stoner rock di Rapporto (sì, parla proprio di quello, e in maniera neanche tanto velata), con tanto di breve assolo di batteria fatto rimbalzare fra i due canali stereo, oppure nel glam dal buon sapore "sleazy" di Se Fossi Io. Una Foglia è un rock melodico chiaramente legato alle sonorità west coast anni '60, con tanto di testo chiaramente hippy. C'è poi la psichedelia, cosmica e stralunata nella ballata acustica Immagini, con tanto di viola alla John Cale, ispirata alla musica modale indiana e vagamente jazzata in Vibrazioni, intima e sperimentale nell'eterea Trasparenze, che un po' ricorda anche certe parti di Alan Psychedelic Breakfast dei Pink Floyd (quant'è sempre bello il pianoforte preparato).

Non tutto, certo, brilla. A tratti i testi suonano un tantino forzati, malamente ingenui. Sereno, superato il bel ritornello, è un brano invecchiato malissimo, mentre il breve strumentale cosmico Primo Volo ha ben poco senso nella raccolta, se non quello di allungare un po' il brodo in un album tutto sommato abbastanza breve (non così tanto, poi, se si pensa agli standard dell'epoca). Certo, però, che qualsiasi difetto cade davanti ad una ballata genuina e preziosissima come Per Amore, che nasce dal più semplice degli accordi e cresce di passaggio in passaggio in poesia, intensità, in suoni sempre più avvolgenti, fino alla commovente invocazione finale "Vorrei essere io", più volte sovraincisa. Il brano ricorda le cose migliori di Claudio Rocchi e del suo Volo Magico n. 1, e, senza scadere nel mero languore ma anzi mantenendo un gran senso della misura, l'occhio lucido (o un certo groppo in gola) è garantito.

Trasparenze è una meravigliosa scoperta nel panorama italiano, e non solo di quel periodo, e la cosa migliore è che parla in maniera estremamente chiara delle qualità del suo autore, un artista come ce ne sarebbe sempre gran bisogno nel nostro ambiente musicale.

Carico i commenti...  con calma