I confini tra Arte, provocazione, linguaggio e comunicazione si assottigliano sempre di più. Tanto che ormai è pressochè impossibile demarcare una linea di confine chiara in opere contemporanee come questa performance "Tre bambini impiccati" di Maurizio Cattelan. Un'opera (?) apparsa in Piazza XXIV Maggio a Brera ormai nel 2004 e che ha fatto discutere non poco la critica e la popolazione milanese che si trovava a passare in quei giorni di lì.

Cattelan è un artista tra i più quotati in Italia (e forse nel mondo) che non perde mai occasione di provocare e stupire il mondo accademico dell'Arte (esisterà ancora?) con le sue opere frutto di un sapiente dosaggio di attualità, sarcasmo, black-humor e cinismo. Come non ricordare il Wojitla investito dal meteorite (qui), l'Hitler bambino in preghiera (qui) o il cavallo appeso con la testa mozzata (qui) che tanto hanno fatto parlare di sè con dibattiti, polemiche e mezze querele, fornendo all'artista un tam tam di popolarità senza precedenti (facendo peraltro impennare le sue quotazioni nei cataloghi internazionali!).

Qui siamo di fronte a una strana messa in scena. Tre fantocci di bambini vestiti in abiti occidentali, impiccati a una quercia. Niente di più, niente di meno. Un'ennesima provocazione che ha dato del filo da torcere ai vigili milanesi (il rallentamento degli automobilisti creò ore di panico alla circolazione), imbarazzo al sindaco di allora Albertini e alla signora Trussardi, della fondazione omonima, ideatrice del progetto che cercò di nobilitare l'Opera e salvare in qualche modo la faccia.

Una provocazione sorniona che l'artista non si sognò di spiegare se non con un esile: "Quest'opera racconta la tensione che c'è nella realtà. Non vogliamo offendere né irritare nessuno" mentre in realtà qualcuno lo fece incazzare eccome: parliamo dell'Assessore allo Sport Brandirali (Forza Italia) e il consigliere comunale Di Martino (AN). Ma questa è cronaca spicciola che trova il tempo che trova.

Al di là di tutto viene da chiedersi se tutta questa macro-operazione culturale (!) o artistica che sia, abbia un senso o se la cosa, in fondo, sia paragonabile a certe immagini del fotografo Oliviero Toscani create per la Benetton agli inizi degli anni 9o e per altre aziende o enti (qui, qui e qui): provocazioni fini a se stesse o che sottointendevano un qualche messaggio ambiguo e aperto a mille interpretazioni. Quasi dei pretesti per le PR e gli uffici stampa "ben oliati" per ragranellare consensi e dibattiti nei vari salotti dell'intellighentia italiana. Non fatico invece a immaginarmi seduto in un angolino, il "Gran Maestro" Maurizio che se la rideva sotto i baffi, di tutto e tutti.

Ahh, il Magico Mondo dell'Arte Contemporanea... quanto ce ne sarebbe da dire e da ridire. ;-)

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