Il pianeta sul quale viviamo, per quanto grande, rientra in un sistema FINITO di risorse, ed è quindi inconciliabile col modello di crescita economica INFINITA che le grandi potenze mondiali hanno man mano imposto fino a farlo diventare una norma comunemente accettata dalla maggioranza della popolazione mondiale dagli anni del boom economico in poi.
Se per assurdo avessimo la possibilità di acquistare sempre più scrivanie in radica di noce o in plastica, arriverà il giorno (ed è sempre più vicino) in cui la disponibilità di legno o di petrolio sul pianeta sarà finita, e le nostre risorse economiche, anche se illimitate, non serviranno a soddisfare i nostri desideri.
Oggi la natura ci sta presentando il prezzo da pagare per essere andati contro le sue leggi per così tanto tempo, ma a noi non sembra interessare; continuiamo a cadere nell'errore, a vivere passivi quest'ottica di consumo, a crogiolarci tra distrazioni mediatiche e comfort superflui, accontentandoci di questo finto benessere in barba alle problematiche globali.
Per quanti abbiano finalmente capito ciò ma non siano ancora riusciti a sfuggire dalle trappole che questo sistema di consumi ci tende quotidianamente, consigliatissimo è questo saggio di Maurizio Pallante, lucido e realista nell'esposizione.
Il "Movimento per la decrescita felice" si propone di mettere in comunicazione le esperienze di persone e gruppi che hanno semplicemente deciso di vivere meglio consumando meno; di incoraggiare rapporti interpersonali fondati sull'utile comune e sulla reciprocità piuttosto che sull'individualismo e sulla competizione; di favorire la diffusione di tecnologie che riducano l'impronta ecologica, gli sprechi energetici e la produzione di rifiuti.
E proprio a tal fine è necessario elaborare un paradigma culturale alternativo al sistema dei valori fondato sull'ossessione della crescita economica illimitata che invece caratterizza l'ambito della produzione industriale.
Dall'attuale concezione di un "fare finalizzato a fare sempre di più", il lavoro dovrà tornare a essere un "fare bene" finalizzato a migliorare le nostre vite e di conseguenza a rendere il mondo più bello ed ospitale per tutti i viventi.
Forse è arrivato il momento di smontare il mito della crescita, per il quale il benessere di una nazione si misura col PIL, e di dare nuovi e diversi imput alle attività produttive ed economiche, di elaborare un altro sapere e un altro saper fare, di sperimentare modi diversi di rapportarsi al mondo, agli altri e a se stessi.
"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perchè vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
"E' una grossa economia di tempo", disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatrè minuti alla settimana".
"E che cosa se ne fa di questi cinquantatrè minuti?", chiese il principe.
"Se ne fa quel che si vuole..." ribadì il mercante.
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."
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