Concerto-evento quello di ieri sera al Parco della Musica: Maurizio Pollini che torna a suonare a Roma con un 'prevedibile' programma dedicato a Schumann e Chopin in un Auditorium pieno fino all'inverosimile e che ha visto, tra l'altro, la presenza, assai discreta per la verità, anche del Presidente Napolitano e consorte. Anche la musica classica ha imparato le strategie del marketing: non poteva mancare proprio Chopin di cui Pollini viene ritenuto, se non l'Interprete per antonomasia, certamente uno che ha fatto scuola, e non poteva mancare in vista di una capillare pubblicizzazione del suo ultimo Cd per l'appunto dedicato al compositore polacco.
Guardando il pianoforte illuminato mi domandavo quale sarebbe stato il Pollini che avrei ascoltato, quello dei miei ricordi di bambina, il pianista venticinquenne che sorrideva dalle copertine dei vecchi vinile, che suonava Chopin in modo chiaro e raffinato, senza affettazione ed isterismi, con un tocco ed una sonorità multiforme e sfaccettata, che mi seduceva, affascinava e catturava colmando così la mancanza di passionalità che invece percepivo essere parte della musica di Chopin, o sarebbe stato il Pollini maturo, la cui poetica si è evoluta in senso estremamente razionalistico, troppo, quello che, come una amante abbandonata e ferita nell'animo, mi aveva portato a dire "E' un pianista che non mi piace da sempre"? tentando così di dimenticare con voluta ed ostentata ostinazione, le ore passata ad ascoltare i sui dischi. Eppure, ieri, ero pronta a ricredermi per poter scrivere di averlo sentito suonare "inaspettatamente" bene: ha suonato. La temibile, insidiosa e per certi versi enigmatica, "Kraisleriana" di Schumann, ma anche i "Notturni" op. 48 e lo "Scherzo" op 39 di Chopin, sono stati una esecuzione di? tutte le note, pochi i momenti di incertezza, grande manifestazione di dominio della tastiera e di facilità esecutiva strabiliante, pur senza ostentazioni virtuosistiche. Pollini c'era, c'è stato, ma dove Schumann? Dove Chopin? Dove il candore, la spontaneità, lo stupore, la poesia? Dove la complessità dicotomica che sempre emerge nelle pagine di uno Schumann che dietro alle sue maschere è pirandellianamente "Uno, nessuno e centomila", personaggio in continua mutazione come molti dei suoi temi musicali: una lettura tanto intellettuale da sembrare poco profonda; una interpretazione monodirezionale, monocroma tanto da risultare uniforme e poco complessa, dove nessun tema, nessuna linea melodica è riuscita ad emergere mai del tutto, soffocata da un modo di suonare mai rilassato, senza respiro, in cui ogni cosa si affastella sull'altra senza dare tempo all'applauso di spegnersi, privata così del suo elemento caratteristico: il contrasto tra fiabesco e reale, immaginario e concreto.
Un Pollini che, concedendo poco al lirismo ed al alto emozionale, anche in Chopin, ci sembra voler dominare quell'istinto che pure ha ed ha dimostrato di avere, quella naturale tendenza di tutti i musicisti a costruire frasi e a concluderle: ho dovuto aspettare i bis, pure chopiniani, tra cui lo "Studio" op.10 n. 12 e la I Ballata, per ascoltare non solo una valanga di note fatte a velocità supersoniche, ma Musica. Sono le scelte del Pollini pianista a non piacerci, non l'uomo: so perfettamente quanto costi sedersi davanti al pianoforte, capisco il nervosismo che ti porta a precedere ininterrottamente e senza soluzioni di continuità, e la mancanza di respiro, di "pausa" che crea però in chi ascolta una intollerabile sensazione di perenne apnea, di un procedere sempre e solo in avanti, lo capisco, è umano; tuttavia una totale e piena partecipazione alla Musica, alla fine, lascia poco spazio all'ansia, all'agitazione e al nervosismo, perchè occupato, via via che si procede, dalla volontà-necessità di lasciarsi condurre dai moti del cuore. che invece, ieri sera, non hanno avuto spazi: era per non distruggere la magia del ricordo del pianista che ascoltavo da bambina che non volevo ascoltare quello di oggi, di cui vedo e percepisco innegabili capacità e alta qualità artistica, ma ben poche emozioni, a dispetto del trionfo tributato dal pubblico.
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