Mauro Pelosi, romano, classe '49, cantautore di culto, con alle spalle quattro album tra il 1972 e il 1979, è tornato alla discografia dopo 40 anni, stabilendo un record di assenza che ha superato addirittura Giorgio Moroder, 30 anni, e Flavio Giurato, 23.
All'alba degli anni Ottanta la discografia chiude le porte in faccia a tantissimi artisti, e così il trentenne Mauro tenta prima la vendita degli oggetti acquisiti durante le tournée, poi si cimenta nella gestione di un locale a Trastevere.
Non lascia mai davvero la musica, componendo ben quattro album strumentali per sé e per gli amici tra gli anni Novanta e i Duemila.
Poi arriva un giorno in cui decide di presentare a Pinuccio Pirazzoli un progetto discografico di otto brani, un concept album dedicato a un clone umano che vive in un mondo alla deriva. E così nasce Acqua sintetica, il ritorno insperato dell'autore di "Vent'anni di galera".
Apre proprio la title-track, dove in un mondo distopico la desertificazione ha portato a creare appunto l'acqua artificiale, che però, si canta, non placa la sete.
Senza fare il track by track, metto in evidenza "la trilogia dell'amore", ovvero "Come si fa, come si può", "È tempo di amare" e "Forse l'amore". Il clone, sottoposto ad una serie di mutazioni, scopre una energia fino ad allora sconosciuta, e deve scegliere tra la mente e il cuore. Musicalmente siamo su un pop rock, e la voce di Mauro è a metà tra Roby Facchinetti e Lucio Battisti.
"Esseri nella cenere" riprende la negatività della prima traccia, e "scorie di pianeti inariditi, persi nei cicli del tempo, possedettero l'uomo nella sua parte più bella...fu un mondo di marionette!"
"La città vecchia" vede Pelosi protagonista di un video in cui compare di persona accanto a una sua immagine degli anni '70, quelli di La stagione per morire, Al mercato degli uomini piccoli, Mauro Pelosi e Il signore dei gatti. Nel brano si allude all'invivibilità di una città "con le sue torri, alte fino a toccare il cielo, le sue case di cartone, i suoi rifugi..."
La penultima traccia, "Se ci fossero ancora i cellulari", è la più marcatamente rock dell'intero album, e qui il protagonista cerca tra i rifiuti che la società attuale ha lasciato alla società del futuro in cui vive il clone.
L'ottava e ultima canzone, "Un clone libero", è un manifesto del lavoro, ed è appunto da sottolineare la libertà, anche se rimane solo un gatto spelacchiato da accarezzare...
Acqua sintetica è la storia di un clone del futuro che può essere visto allegoricamente come l'uomo dei giorni nostri.
Chissà se Mauro riuscirà a pubblicare anche le quattro opere strumentali ispirate dai suoi viaggi in Oriente e in America...
Intanto nel 2019 gli abbiamo dato un grosso "bentornato", ed è stata un'occasione per (ri)scoprire la sua produzione precedente.
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