Questo album del 1996 è il disco di esordio di Max Gazzè.

Il lavoro è ancora parecchio acerbo, ma già si delinea quello che sarà negli anni a venire lo stile dell'artista, soprattutto nei testi: belli, complicati, filosofici ed alquanto astratti.

"L'Eremita è un vuoto scalzo che misura il tempo
L'Eremita cammina la sua vita da solo
L'Eremita un aquilone che volteggia nell'aria
L'Eremita un urlo che colpisce nell'anima...
..è una memoria di schiena che mi invita a pensare che non voglio tornare
".

La grossa mancanza di questo album sta nelle musiche e negli arrangiamenti, tale da rendere la maggioranza dei pezzi veramente poco orecchiabili e tantomeno accattivanti, dopo l'ascolto rimane ben poco. Mi ritrovo dopo il primo ascolto a scorrerere avanti le tracce cercando i pezzi significativi, passo veloce quasi tutto... non mi rimane molto.

Tuttavia ci sono tre tracce che possono considerarsi ampiamente salvate, più mature, orecchiabili e belle delle altre: la bella apertura di "Quel Che Fa Paura" lo splendido primo pezzo del cd che mi aveva fatto davvero ben sperare, "L'Eremita" con un testo fantastico e infine la divertente, scherzosa e dolce "Sono Pazzo Di Te". I testi sono davvero notevoli, ma questo non basta per fare un bel disco...

"Quel Che Fa Paura
Come i tasti estremi di un pianoforte
Come le falangi delle dita quando la mano è magra prima della morte...
Come la scia di un benzinaio aperto, nelle strade di deserto americano
Come i fulmini senza tuono di Primavera rumena
Dove il povero è buono e il cattivo non piega mai la schiena
".

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