"Tra l'aratro e la radio" è un disco che mescola il Gazzè dei primi due album. Il primo "Contro un'onda del mare" molto ruvido ed il secondo "La favola di Adamo ed Eva" pieno di idee e suoni variegati. Il brano portato a Sanremo, oltre a stagliarsi enormemente tra quelli in gara al Festival, resta uno dei due pezzi migliori anche del disco. "Il solito sesso" scritto insieme all'inseparabile fratello Francesco, possiede una stranissima e scarna melodia che con voce bassa Gazzè ci propone per poi sfociare nel ritornello molto ben curato ed orecchiabile, eccellenti le parti orchestrali e di pianoforte che qualificano ottimamente il brano. Il brano descrive una telefonata fatta ad una donna conosciuta pochi momenti prima ad una festa e che Gazzè sembra voler rivedere al più presto ma non per fare il solito sesso "...Posso rivederti già stasera, ma tu non pensare male adesso, ancora il solito sesso...".
Eccellente e davvero trascinante è "L'evo dopo il medio" un pezzo davvero rock con le chitarre elettriche di Carmen Consoli in primissimo piano qui come in tutto il disco. Si dice che durante la registrazione del disco, eseguita nello studio dell'artista siciliana a Catania, la Consoli abbia voluto risuonare le chitarre in modo più "rockettaro" di quanto già stabilito e ciò abbia provocato l'esplosione di alcuni vetri del suo studio per un errore nella regolazione del volume. Azzeccati i cori della stessa Consoli e di Marina Rei impegnata anche in altri brani del disco alle percussioni. A mio avviso il pezzo più riuscito del disco, con sprazzi di valore assoluto (fraseggi di organo hammond e tastiere molto precise). Il testo è molto più ermetico e descrive situazioni di vita e riflessioni descritte con metafore intriganti. In questo brano Gazzè si è avvalso della collaborazione dell'amico Girolamo Santucci per la stesura del testo. "...L'evo dopo il medio è più avanti o più indietro sarà l'indice oppure l'anulare...".
Un altro pezzo davvero riuscito è "Siamo come siamo" con una ritmica meno "hard" del brano precedente ma sempre intensa e davvero interessante, interessante il "Wah-Wah" che sembra fatto alla chitarra ed invece è un mix di archi e viole che è stato fatto passare attraverso il "Wah-Wah" della chitarra ottenendo il risultato presente sul disco. Il testo è ancora a tratti ermetico e che illustra e coglie alcuni aspetti esistenziali della nostra vita cui diamo un peso negativo trascurando invece quelli più futili che spesso potrebbero invece farci vivere meglio. Un brano che potrebbe essere un futuro singolo per la proverbiale semplicità ed orecchiabilità di cui è dotato. "...La logica della vita è fallimentare infatti come è noto il dente è perdente...".
Ci sono ancora altri due brani che si stagliano su tutte le undici tracce comprese nel disco. Il primo è "Tornerai Qui" che si avvicina per musicalità a "Siamo come siamo" ma ne differisce per il testo che tratta un tema spesso oggetto di stesure musicali: quello dell'amore estivo visto in questo caso nel lato più interiore e se vogliamo dalla pulsione sessuale. Questa volta però Gazzè lo fa senza le solite banalità del caso con un romanticismo e con realtà davvero inusuali e con un ritornello azzeccato. "...Io che le mie dita sempre in tasca per non essere il primo ad osare quanto basta col coraggio della mano...". L'ultimo pezzo decisamente interessante è "Il mistero della polvere" un altro gran pezzo rock, quasi "Garage" ed ipnotico non solo nella musica (nel finale soprattutto) ma anche nel testo. Quasi interamente suonato dal solo Gazzè che si occupa di basso, chitarra e sintetizzatori, il brano recita e descrive in modo molto personale cosa si cela dietro la figura della polvere "...Dei misteri imperscrutabili resta sempre quello della polvere, che fa la terra...".
I brani restanti rimangono di alto livello. La delicatissima "L'ultimo cielo" un pezzo intimo, sognante e notturno per violini e pianoforte "...L'ultimo cielo è il cielo più grande, spande passione e un nuovo senso di me...". La solarità mattutina di "Crisalide" dal ritmo così cauto e simpatico che accerchia un testo decisamente cerebrale "...Solo chi non ha visto ci crede davvero perché chi c'era ancora si chiede se era...".
Più ritmata e determinata è invece la psichedelica "Mostri" un brano molto intrigante che tratta delle paure del nostro essere "...Dopo l'imprevisto tu fai perno e stai di schiena a vomitare questo rivolo in apnea...una schiuma di pensieri che è in balia di mostri vicini...". "Elogio alla sublime convivenza" è un brano lineare che descrive le fondamenta di un'unione familiare ma che forse possiede la pecca della mancanza di un ritornello vero e proprio "...Quando verranno gli anni dei ricordi ci troveranno ancora uniti e forti sereni per quel che noi siamo stati per quello che saremo...". Notevole è "Camminando Piano" che ricorda un po' il Battiato dei pezzi più "lanciati" degli ultimi anni sia nel testo che nella musica "...Le gaie risatine e le corsette tintinnano scroscianti inquieti ruscelletti...".
Il disco chiude bene con "Vuoti a rendere" anch'esso un pezzo ben strutturato e uniforme, dotato di un discreto ritornello e frammezzi sorprendentemente leggiadri che si incastrano stranamente in un pezzo dal quale ti aspetti musicalmente altro "...Spero di esistere ogni attimo che questa vita immensa mi spalanca...".
In definitiva, un bel disco, vario e ben strutturato. Molto curati gli arrangiamenti, le parti strumentali e, come Gazzè è solito presentare, i pezzi sono dotati di testi molto ricercati e curati. Proprio sui testi è lampante come riesca a parlare, in alcuni pezzi, d'amore senza cadere nella banalità che quest'argomento spesso incute nell'autore e nell'ascoltatore. Ottima anche la confezione in digipack con due libretti a corredo.
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