Non ho mai scritto la recensione di un album il giorno stesso dell'uscita. Di solito mi prendo più tempo per analizzare le canzoni e cercare di essere il più obiettivo possibile, senza essere condizionato dal troppo entusiasmo o da un'eventuale delusione.

In questo caso però farò un'eccezione.

Le aspettative iniziali non erano al più alto dei livelli. L'ultimo album in studio del nostro, "Time out" del 2007 non mi aveva entusiasmato. Invece già dal primo ascolto mi son dovuto ricredere.

L'album, il nono di inediti, si intitola "Terraferma" ed esce a ben 4 anni di distanza dal precedente lavoro di inediti. Nel frattempo Max ha pubblicato un live e scritto un romanzo, ma la cosa che più ha influenzato questo lavoro è sicuramente stata la nascita del suo primogenito.

L'album è arrivato oggi nei negozi e io non potevo non comprarlo. Mi sarei sentito in colpa verso l'eroe della mia adolescenza. Chiunque abbia la mia età può capire. Chi è stato bambino negli anni '90 non può non amare Max Pezzali. Così, dopo aver avuto un'anticipazione col primo singolo "Il mio secondo tempo" presentata al festival di Sanremo, ho iniziato ad ascoltare l'album.

Si parte con una melodia elettronica: "Credi" è una ballata che non delude. Forse un po' troppo lunga ma come inizio non c'è male. Poi c'è la canzone del festival, che ha portato alla kermesse canora un po' di quella spensieratezza e allegria che le altre canzoni melense e vecchie di 50 anni non hanno. La mimica facciale di Max durante le esibizioni live ormai sono un'icona. E quella metrica fatta di accenti messi un po' a caso sono il suo marchio di fabbrica. La canzone comunque la si immagina gridata a scquarciagola durante i concerti, ed è degna dei migliori pezzi di Max. poi ci sono le ballate lente, quelle canzoni d'amore che non possono mancare e su tutte svetta "Tu come il sole (risorgi ogni giorno)", e questa è la canzone che ti scalda il cuore. La canzone che ogni fan di Max Pezzali vorrebbe sentire. Bel testo e melodia azzeccata. "A posto domattina" invece presenta una melodia molto orecchiabile. E poi c'è tanta elettronica, soprattutto in "Il tempo vola" un pezzo divertente che va subito all'orecchio o in "Ogni estate c'è" che ha un inizio alla Ac/Dc ma poi parte il timbro tipico alla Max. Si è già aggiudicata la palma come tormentone estivo. E poi c'è anche qualche episodio anomalo. Come la titletrack "Terraferma" che esordisce con i versi "E' una canzone un po' diversi da quella che ti aspetterai". E in effetti è così. C'è qualcosa di insolito e di affascinante in questa canzone. Non la melodia in sé ma forse è la struttura, con rime insolitamente belle a renderla un episodio a sé stante. Di solito la titletrack di un album è tutto fuorchè qualcosa fuori dagli schemi, invece questa canzone all'inizio disorienta, ma poi affascina.

Mi sento di citare anche "Sto bene qui" ovvero la vita ai tempi di Facebook. Musica insolitamente lenta per un tema del genere. Molto avvolgente. E poi "Quello che comunemente noi chiamiamo amore" altro lento dall'andamento un po' monotono ma interessante. L'album si conclude con "Fiesta baby" un divertissement che ripercorre i luoghi dell'America diventati mitici nell'immaginario collettivo per poi concludersi con una riflessione alla Mago di Oz secondo la quale "Non c'è posto più bello di casa mia". Ovvero, per quanto possano essere mitici certi posti, basta un po' di musica e immaginazione e si può viaggiare anche stando a casa propria (effetto paternità).

Concludo sostenendo che questo album per me è stato una sorpresa. Questa volta il cantautore pavese non mi ha deluso, ma anzi mi ha messo sul volto un sorriso. Forse lo stesso che ebbi ascoltando per la prima volta "La regola dell'amico" nell'estate del '97. Forse manca il vero capolavoro, la canzone che possa proiettare definitivamente Pezzali nell'olimpo dei cantautori degni di tale nomea. Ma personalmente mi accontento di ascoltare canzoni che mi mettano di buonumore. E la buona musica è anche questo. Anzi, è soprattutto questo.

Alla prossima...

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