Il mio professore di Greco, volendo citare Nietzche, una volta mi disse che la grandezza di nazioni come quella ellenica o tedesca si basano sulla capacità di coniugare spirito apollineo e dionisiaco.

Ora, per ciò che riguarda il tedesco Max Raabe, non so bene cosa ci sia di apollineo; sicuramente quest'uomo deve avere una testa sveglia e due co... ehm.. tanto fegato e voglia di mettersi in gioco. Immagino che voi non conosciate la Orchestra Palast ed il femmineo modo d'esser cantore di Raabe. Non vi preannuncio niente. Non voglio rovinarvi la sorpresa. Ascoltatevi il disco. Fatto? Ora possiamo discuterne.

Nessuno si sarebbe immaginato che il-primo-tedesco-che-capita avrebbe, con voce palesemente da zitella-accanita-fumatrice, riarrangiato tutti i più bei (brutti...) pezzi della musica discommercialomosessuale anni '80-'90. Un po' di nomi? Right Said Fred (dei gabber col rossetto), Ateens (Eh?), Salt-N-Pepa (EH???), Soft Cell (Reminiscenze da Lucignolo?), Eurhytmics (loro si salvano...).

Certo, un orchestra che covera alcuni tra i pezzi più piatti e bruttini in assoluto del panorama musicale dell'ultimo trentennio, non è proprio il massimo a dirsi; in verità le cose sono un po differenti. Personalmente apprezzo moltissimo lo stile leggero ma ben articolato dei Palasters... ogni pezzo è abbastanza godibile, il suono non è appesantito dagli ottoni e fa ricorso in parte alla componente elettronica. Rispetto alla controparte originaria dei singoli pezzo si tenta di valorizzare molto di più il suono in sè, creando simpatici effetti che sottolineano l'inventiva (ed anche l'estro, dai) di questi ragazzi.

Volendo fare un paragone con Richard Cheese, i ragazzi di Max Raabe mi sono sembrati molto più ferrati tecnicamente, meno grezzi, con un tocco di estrema raffinatezza che stravolge totalmente la produzione commerciale ed apre nuove vie di linguaggio musicale. Sotto questo profilo di vista nutro profonda ammirazione per chi ha riarrangiato le composizioni.

Ma vogliamo parlare del cantante? Io mi vergognerei ad incidere un disco con quel genere di voce. Lui no. Ma Max Raabe è il tocco che manca alla Palaster Orchester per rendere concettualmente un buon progetto qualcosa di inequivocabilmente geniale. L'unico mio dubbio è se Raabe voglia davvero prendere per i fondelli le sue "fonti d'ispirazione" oppure abbia davvero qualcosa da tributare loro...

I pezzi meglio riusciti sono "Tainted Love" (Soft Cell), dove, sebbene si dissacrino generazioni di sassofonisti, l'effetto finale è azzeccatissimo. O ancora "There Must Be an Angel" (Eurythmics), dove (molto fedelmente, si deve dire) archi e legni tramano un paesaggio sognante ed ascetico. "Uptown Girl" è il pezzo più allegro e dove si mette in risalto anche una certa tecnica orchestrale da parte dei nostri carissimi fiati. Per gli amanti del Moulin Rouge ci sarebbe pure una piuttosto volgare "Lady Marmelade" della canzone già volgare di suo cantanta da Pink e Aguilera (credo...); porcata, ma andava citata per gli amanti del genere...

Andando a tirare fiscali sul giudizio dell'album i miei pareri sono contrastanti... musicalmente il voto andrebbe tra 1 e 2, proprio per la piattezza di molti brani; in realtà, però, non si può che premiare il modo eccellente in cui sono stati riarrangiati; nonché l'enorme innovazione apportata da questa orchestra, che sfata i miti, rompe le barriere tradizionali della musica, congiunge gli opposti, rielabora, lavora, studia, si impegna.

Ed un altro mezzo punticino lo darei a Max Raabe, non tanto per tecnica canora assurda, quanto per la dissacrante fermezza con cui si presenta ai concerti, impeccabile, ed con cui ha inciso questo (ed altri) album. Tralaltro ascoltandolo e riascoltandolo finirà per farvi simpatia...

Un disco mediocre musicalmente, poco apollineo, molto dionisiaco, molto pazzerello, molto divertente, molto originale. Da far conoscere agli amici.

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