Maximilian Hecker “Lady Sleep” 2005. Stare su una scogliera avendo davanti a sé il mare e ricevendo dalle onde che si infrangono i piccoli spruzzi d’acqua e sentire il salino sulla faccia guardando il tramonto all’orizzonte.
Questo ho provato (perché già vissuto) ascoltando questo terzo album di Maximilian Hecker. Una voce calda e limpida ti stringe il cuore sussurrandoti parole dolci su melodie perfette con tappeti di pianoforte pizzicati da percussioni incalzanti e vivaci. Melodie romantiche, ballate commoventi e incantevoli. Un cantante e compositore tedesco che canta in Inglese, undici tracce in un climax di sentimento. Album che rispetto ai suoi due precedenti (“Infinite Love Songs” 2001 e “Rose” 2003) diventa dal punto di vista compositivo molto più melodico e quasi più lirico, abbandonando quella sottile vena rock che potevano avere. Non ci sono più suoni computerizzati come in “Infinite love Songs” dello stesso album e come in “Daylight” in “Rose” approfondendo il suo romanticismo pop come già si sente nella bellissima e malinconica “Never Ending Days” in “Rose” e in “Today” in “Infinite Love Songs”.
“Lady Sleep” è un gioiello per gli amanti del genere, con una serie di canzoni da lasciarsi scivolare addosso come la sublime “Daze Of Nothig” o ”Anaesthesia” oppure da canticchiare sottovoce come l’allegra e “quasi” spensierata “Everything Inside Me Is Ill”. Il piano diventa strumento struggente in canzoni come “Help Me” o “Dying”, quattro minuti di pura armonia artistica dove il pianoforte fluttua in un sali-scendi e dove la voce di Maximilian irrompe solo per dirci che “sta scomparendo”. La chiusura del disco dopo la tristissima ma pure arrabbiata “Yeah Eventually She Goes” è lasciata alla title track “Lady Sleep”, perla dell album, ballata romantica d’eccellenza in cui le note del piano sembrano gocce d’acqua che via via scompaiono per farti chiudere gli occhi e cominciare a vedere…
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