Siamo nel 1987, anno di uscita di "Deathcrush", primo mini-album (se si esclude il demo "Pure Fucking Armageddon") dei norvegesi Mayhem, capitanati dal carismatico chitarrista Euronymous; un disco che farà da preludio all'uscita, 6 anni dopo, di "De Mysteriis Dom Sathanas", per molti ritenuto "il miglior album black metal della storia", e alla susseguente consacrazione della band nel campo della musica estrema.

Nonostante la scarsa durata (poco più di un quarto d'ora) e la pessima registrazione, "Deathcrush" è un pezzo di storia di un movimento che pochi anni dopo sarebbe poi nato e fiorito tra le lande sconfinate della Norvegia. Infatti ancora non si poteva parlare proprio di Black Metal, il suono del disco era più paragonabile ad un Thrash metal estremizzato e pazzoide, con un'attitudine palesemente devota alla rudezza e alla violenza sia sonora che non. Già da questo disco sono evidenti i riff assassini di Euronymous, accompagnati (a quei tempi) dalla batteria di Manheim, dal basso di Necro Butcher e dalla voce di Maniac (prima ancora dell'entrata nella band di Dead e poi, dopo il suo suicidio, di Attila Csihar) che con il suo scream dolorante (sembra che stia cantando sotto tortura) da un tocco di pazzia in più all'album. Sette canzoni totali: dall'iniziale strumentale Silvester Anfang, che introduce la delirante title-track Deathcrush, alla finale Pure Fucking Armageddon (intodotta dall'acustica (Weird) Manheim); passando per Chainsaw Gutsfuck, Witching Hour (cover della canzone dei Venom) e l'assassina Necrolust.

Anche se la musica non ha ancora coordinate ben precise ed è ancora molto lontana dalle sonorità cupe di "De Mysteriis Dom Sathanas", il valore storico di questo album è fuori discussione. Una chicca da avere per gli appassionati del genere e di questo gruppo di pazzi.

 

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