L'omicidio di Euronymous e il conseguente arresto del suo assassino, il Conte Grishnackh, avevano assestato un colpo non da poco alla scena black norvegese. La scomparsa dei due leader di spicco sembrava aver fatto aprire gli occhi ai loro numerosi seguaci. I roghi di chiese parevano ormai tanto puerili quanto inutili. Le convincenti parole di Euronymous apparivano tutto d'un tratto utopiche e contraddittorie. Inoltre la pressione delle forze dell'ordine aveva castrato sul nascere qualunque velleità di resuscitare l'Inner Circle.

Date le circostanze, molte band si ritrovarono a dover fare mente locale. In particolare quelle che erano legate in modo particolare al defunto leader dei Mayhem. Gruppi quali gli Enslaved, gli Abruptum ed i Sigh erano infatti sotto contratto con la sua etichetta Deathlike Silence.

Ovvio che la morte di Euronymous aveva fatto saltare tutto.

Nessuno, ovviamente, prendeva in considerazione un eventuale resurrezione dei Mayhem. L'idea stessa della band senza Euronymous suonava come una bestemmia. Eppure, ancor prima che "De Mysteriis Dom. Sathanas" venisse pubblicato, qualcuno stava già pensando a riorganizzare il gruppo. Si trattava di Jan Axel Blomberg, alias Hellhammer. Da membro interno della band, non sentiva quell'alone di leggenda che infiammava gli animi dei fan. Considerava i Mayhem come una "semplice" metal band. Non riusciva a capacitarsi che il discorso musicale intrapreso della band potesse interrompersi così bruscamente. Inoltre i Mayhem erano sopravvissuti alla morte di un mito quale Dead. Non vedeva quindi il dopo-Euronymous come una battaglia persa in partenza.

Il primo a cui si rivolse per attuare questo progetto fu Snorre Ruch. Noto come Blackthorn, aveva suonato nei Thorns ed era stato complice del Conte Grishnackh nell'omicidio di Euronymous. La scelta era più che naturale visto che il chitarrista aveva preso parte alle sessioni di registrazione di "De Mysteriis Dom. Sathanas". Purtroppo la sua condanna si rivelò più lunga del previsto così Hellhammer dovette cercare qualcun altro.

Decise quindi di provarci con gli ex membri del gruppo. La necessità di far rinascere la band diventava sempre più pressante mano a mano che il tempo passava. Inoltre era stanco di vedere i bootleg spuntare come funghi e desiderava riprendere in mano la situazione. Necrobutcher fu il primo ad accettare. Il bassista se n'era andato dopo la morte di Dead ma evidentemente il tempo non aveva cancellato la sua passione. Anche Maniac non negò il suo contributo. Sebbene fosse sempre stato considerato un session man, è risaputo che il suo contributo si estendeva anche a livello compositivo.

Trovati il bassista e il cantante, occorreva un chitarrista. Si trattava del ruolo più delicato, quello mantenuto saldamente per anni da Euronymous. La scelta ricadde su Rune Erikson, detto Blasphemer, già in forza agli Aura Noir. Hellhammer lo conosceva, qualche volta avevano suonato assieme. Rune sembrava proprio il tipo ideale date le sue capacità musicali e la sua filosofia di vita.
I Mayhem erano finalmente pronti a ripartire.

Il 1997 è l'anno del gran ritorno. Tra l'attesa generale esce l'EP "Wolf's Lair Abyss". Naturalmente le reazioni sono state contrastanti. Certamente tanti anni di attesa avevano elevato le aspettative e l'uscita non fu accolta con grandissimo entusiasmo. Molti scuotevano la testa paragonando i "nuovi Mayhem" con quelli di Dead ed Euronymous. Sembrava quasi che "Wolf's Lair Abyss" venisse bollato a priori come un'operazione atta a campare sulle gesta dei due illustri deceduti.

Passiamo ora al commento prettamente musicale di questo lavoro.

L' EP contiene cinque tracce. In futuro esse andranno considerate come la prima parte di un lavoro in tre atti, dei quali gli ultimi due saranno presenti in "Grand Declaration of War" del 2000. "Wolf's Lair Abyss" si apre con l'introduzione "The Vortex Void Of Inhumanity". Tra i tanti suoni elettronici si sente nella distanza una tromba che suona una fanfara. Nel vortice sonoro si fa strada la voce narrante di Maniac. Le rullate di batteria aprono la prima vera canzone: "I Am Thy Labyrinth". Si tratta di un brano malvagio fino al midollo, anche se non eccezionale da un punto di vista compositivo. Molti la trovano scadente, a mio avviso invece dona quel tanto di rozzezza che non fa male ad una musica così aggressiva. La prima parte della canzone è molto veloce, con Hellhammer che picchia come un forsennato. Compositivamente lo stile non è molto diverso dalle tracce più tirate di "De Mysteriis Dom. Sathanas".Da notare come Maniac dimostri di essere più duttile rispetto ai tempi di "Deathcrush". "Fall Of Seraphs" inizia come un mid-tempo strisciante. La chitarra di Blasphemer sembra lasciare tracce a spirale sulla pelle degli ascoltatori. Da un momento all'altro la canzone diventa veloce, vorticosa e vede la band destreggiarsi tra facili cambi di riff, tenuta per mano dal notevole lavoro di Hellhammer. La terza parte è aperta da un'esplosione ed un riff degno di "De Mysteriis Dom. Sathanas". Non mi stupirei se per questo EP fosse stato riciclato qualche vecchio riff di Euronymous o di Blackthorn. "Ancient Skin" presenta una qualità di registrazione inferiore rispetto alle due canzoni precedenti. La ritmica è molto veloce e serrata. Il suono della band è compatto come una macchina da guerra. La sequenza di accordi è così semplice che rende questo brano un esempio puro di black metal norvegese. Molto evocativi i passaggi armonici di Blasphemer e Necrobutcher a metà del brano, mentre le sovraincisioni di Maniac rendono il tutto molto malato e strano. Si susseguono linee melodiche così minimali che potrebbero ricordare i DarkThrone dei tempi d'oro. "Ancient Skin" è un episodio musicale di grande intensità, diretto e senza fronzoli. "Symbols Of Blood Swords" ha un inizio particolare dato dalle vocals pulite di Maniac. Blasphemer suona lunghe note con la sua chitarra, mentre Necrobutcher e Hellhammer sembrano essere indemoniati. Improvvisamente, in maniera del tutto inaspettata c'è un breve break dotato di una ritmica complessa, al quale segue una sezione con un riff d'antologia. Maniac vomita lunghe note di odio. La velocità di esecuzione diminuisce, lasciando spazio ad un finale sempre più lento e atmosferico, inquietante, nel quale se sentono quelle che saranno le note di apertura della title-track del disco successivo.

Qualche considerazione finale. Se "Wolf's Lair Abyss" non fosse un lavoro dei Mayhem, sarebbe stato apprezzato sicuramente di più. A mio avviso è ingiustamente sottovalutato. Un monicker del genere, con la sua storia maledetta e con le suggestioni che evoca, porterà sempre a dei paragoni con il passato. Hellhammer ha dato poco peso al fatto che i Mayhem siano stati un gruppo il cui fascino è sempre stato superiore rispetto al valore artistico effettivo. Di conseguenza, anche se la sua "nuova" band avesse inciso l'album tecnicamente più valido dell'intera scena black, qualcuno avrebbe accusato i Mayhem di non trasmettere più quelle sensazioni, quell'intensità di quando Euronymous era in vita. E' un processo psicologico scontato ma fondamentale.

(Ho tagliato il più possibile ma è venuta lunga comunque...)

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