Conoscevo un ragazzino, con un gradevole brillio negli occhi, aveva l'aria di chi non sa proprio chiedere nulla alla vita. Un‘espressione che sapeva di imperscrutabile, che forse era il suo personale modo di comunicare quanto di quelle meraviglie che lo circondavano apprezzasse. Meraviglie semplici come un sole di Settembre al tramonto, o il gradevole aroma di sabbia bagnata dall'acqua di mare.
Chissà dove se ne è andato quel ragazzino. Ogni tanto mi capitava di parlarci anche di musica ed io mi divertivo a punzecchiarlo sui suoi gusti. Eravamo diventati molto empatici ed accomodanti l'uno nei confronti dell'altro. Mi piaceva chiedergli cosa trovasse di bello nella musica, in quella poca che riconosceva come sua e che sapeva accendere in lui una fiammella di vita. E lui si divertiva a rispondere con quel tono di voce roco, sfumato come la polvere dei colori a tempera.
Ad esempio dei suoni grevi diceva di apprezzare la natura oscura, profonda e ritmica, delle semplici melodie il loro essere al contempo lineari e sinuose, ma credo che per lui la parola musica rappresentasse una sorta di evocazione, come un gigantesco album di ricordi, dove ogni pagina ne portava sempre di nuovi e diversi. Della musica sapeva amare cose semplici ed apparentemente irrilevanti. Lo sfondo colorato di un palco visto ad una sagra di paese, gli intarsi e le leggende che abbelliscono una chitarra, il fascicoletto stampato dal babbo con testi e accordi dei Beatles, insomma tutto l'universo che ruota attorno a quella magica parola.
Conoscevo quel ragazzino, ci siamo persi, mi è rimasta solo una foto ricordo di lui (naturalmente è un qualcosa di più di una semplice cartolina).
Invero credo se ne sia andato via per sempre, trasportato da un flusso che è in parte anche questa musica (un pop - rock genuino, lievemente abrasivo e distorto, con una spruzzatina di psichedelia e di elettronica ?!). Se ne è andato assieme allo zampognaro che bussò alla sua porta una candida mattina di Dicembre, mano nella mano. Se ti soffermi ad ascoltare attentamente "Wheats" puoi persino percepire in quell'estasi di ondeggi elettrici il riverbero del loro canto accorato.
Non capiva molto di musica in generale, ma si innamorava di alcuni suoni, forse i più reconditi della sua anima. Lo faceva con la stessa naturalezza con cui prima schiacciava per gioco sotto i sassi le api e poi le rispettava.
La stessa naturalezza ostinata con cui obnubilava la propria coscienza.
Un ragazzino, in fondo, come tutti. E che come tutti ha saputo farsi prendere per mano e condurre dai suoni della sua vita.
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