Vidi i Mazzy star di Dave Roback e della sirena triste Hope Sandoval nel lontano 2004: lei era timida e se ne stava letteralmente nascosta dietro il microfono, riuscendoci data la sua magrezza, lui rimaneva nell'ombra con gli occhi perennemente coperti dal ciuffo e con la sua chitarra.
Luci violette inondavano il palco e il pubblico; un violino, una batteria un basso e un violoncello completavano l'arsenale dolce di questi soldati della malinconia.
La bellezza di questo sound è unica, prodotta dalla mente di Dave Roback e resa verbo dolente dalla voce di nebbia della Sandoval, novella Nico e chanteuse di amori infranti e contemplazioni solitarie, sempre rimanendo graziosa e dolce.

Il duo suona un Folk sognante dalle ascendenze velvetiane, con una eco splendida che blandisce ogni pezzo, come se le registrazioni si fossero tenute in una galleria abbandonata o nella hall di un albergo chiuso per la stagione.
Tutto nei Mazzy Star riflette la condizione del riflettere sugli accadimenti della vita, sedersi e mettersi a pensare alle cose trascorse ma senza rabbia; un pensiero dolce e sottile come l'ombra di un fantasma che ha abbandonato gli affetti terreni e non ha rancore nel vedere le persone amate accompagnarsi ad altri uomini o donne. Il suono della delicata e struggente femminilità del mondo.

I pezzi sono uno più intenso dell'altro, forti dell'approccio più bluesy di Roback e del soffio gentile della Sandoval, a volte alcune distorsioni infrangono la superficie quieta del lago, ma sono solo istanti prima di risprofondare nella dimensione onirica della voce, dei racconti.
Folk quindi, ma anche echi blues o vere e proprie ballate senza tempo come "All Your Sisters": davvero ideale colonna sonora di un Jane Eyre o delle poesie dolenti di Sylvia Plath.
Per me uno dei migliori gruppi degli anni novanta: evocativi, forti e semplici; alieni ad ogni regola di mercato del tempo, gonfio di ben altri generi che non questo, quindi un gruppo da rispolverare e amare.

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