L'ultimo decennio del secolo scorso si è aperto con un'esplosione artisticamente felicissima per il mondo dell'hip-hop, dopo i fasti rivoluzionari ed inaspettati degli anni ottanta. Da una parte dell'America (New York) si tenta di fare dell'hip-hop una musica che continui a sperimentare senza perdere la sua immediatezza, dall'altra (Los Angeles) si crea uno standard fatto di basi grasse e versi tutti donne-soldi-pistole che ben presto diventa un cliché buono soltanto per le decerebrate classifiche ed i tristi telegiornali. In tutto questo calderone magari pochi ricordano Mark Griffith, in arte Mc 900 Ft Jesus, musicista classico proveniente da Dallas e prestato all'hip-hop. Ma è un sound particolare ed affascinante il suo, che tuttora si fa apprezzare per solidità e scelte coraggiose, capace di ispirare scene anche diverse e lontane.
Questo "Welcome To My Dream" è il suo secondo disco, datato 1991, ed è straordinariamente vario: capace di ispirarsi ai padrini del genere tanto quanto a certo jazz cinematografico, al funk ed a suoni più elettronici e suffusi...
L'inizio dell'album è davvero sorprendente: Falling Elevators con il suo basso che pulsa e le percussioni che gettano le basi per l'organo fantasticamente r'n'b, i pochi scratch e quella meravigliosa tromba affievolita dalla sordina infine la voce, che si innesta su questo drappeggio noir con un rimare delicato eppure inquieto. Un nome tutelare non troppo lontano può essere Gil Scott- Heron, citato nell'atmosfera metropolitana e quasi esoterica di questo pezzo e pure in quella più tribale della bella Dali's Handgun. Killer Inside Me è il pezzo sfonda-club che non può mancare in un disco hip-hop che si rispetti, scattante e bello ripieno di fiati e bassoni funk, tutto spruzzato di coloratissimi scratch. Adventure In Failure si inventa Beck quasi tre anni prima; mentre The City Sleeps è stupenda nel suo incedere dinoccolato e tanto inquieto da risultare quasi temibile, nonostante una dolcezza che si può percepire tra lo scorrere dei versi e l'intrecciarsi della melodia. Stupefacente è l'intermezzo strumentale O-Zone, capace di librarsi alto e leggero tra sapori di fusion ed acid-jazz e perfetta dimostrazione del fatto che questo disco potrebbe piacere anche a chi solitamente non apprezza il genere.
Il resto del lavoro si muove su territori meno eclettici ma assolutamente non meno validi: l'ossessivo spoken-funk Hearing Voices In My Head e la ballerina e caotica Dancing Barefoot sono pezzi eccezionali (forse un po' datata la seconda) per cui molti firmerebbero seduta stante.
"Welcome To My Dream" è davvero un signor disco, compatto come nel genere accade poche volte di ascoltare: diretto, spesso crudo, eppure coinvolgente ed in qualche modo ipnotico.
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