"Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l'uomo più felice del mondo. Un anno, sei mesi fa, pensavo di essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono. Tutto quel che era letteratura, mi è cascata di dosso. Non ci sono più libri da scrivere, grazie a Dio.

E questo allora? Questo non è un libro. E' libello, calunnia, diffamazione. Ma non è un libro nel senso usuale della parola. No, questo è un insulto prolungato, uno scaracchio in faccia all'Arte, un calcio alla Divinità, all'Uomo, al Destino, al Tempo, all'Amore, alla Bellezza... a quel che vi pare. Canterò per voi, forse stonando un pò, ma canterò. Canterò mentre crepate, danzerò sulla vostra sporca carogna...

Per cantare bisogna prima aprire la bocca. Ci vogliono un paio di polmoni, e qualche nozione di musica. Non occorre avere fisarmonica, o chitarra. Quel che conta è voler cantare.

E dunque questo è canto.

Io canto"

Bello. Anzi, molto di più. Direi fantastico. Alcuni di voi avranno riconosciuto queste parole straordinarie. E' l'incipit di "Tropico del Cancro" di Henry Miller.

La domanda da cui vorrei partire è: esiste un'opera rock che possieda lo stesso potenziale violento e appassionato del testo di Miller? Esiste un insulto prolungato, uno scaracchio in faccia all'Amore e alla Bellezza fatto con la musica rock? Qualcuno, suonando rock, ha mai danzato sulla nostra sporca carogna?

Ognuno di voi avrà una sua risposta. Si scomoderanno gruppi punk, heavy metal, grunge. Saranno sicuramente tutte risposte rispettabili. Sarei curioso, fatevi avanti.

La mia risposta è si, e per me qualcosa del genere lo hanno fatto gli MC5 nel 1969 con il disco "Kick Out The Jam". Chi lo ha ascoltato anche solo una volta, sarà sicuramente rimasto più che colpito da quanto questi artisti erano "avanti". E' veramente difficile credere che quel concerto si sia svolto al Grande Ballroom di Detroit nel 1969 e non dieci anni dopo.

Eppure non c'è niente da fare. Quell'incredibile concerto, con quella sua carica di violenza esplosiva tale da far sembrare mosci i Sex Pistols o i Damned del 1977, si svolse nel lontano 1969 e, oltre che proiettare gli MC5 nell'olimpo delle grandi stelle del rock, costituì una formidabile ribalta per le idee del loro manager, mentore e ispiratore, il leader del movimento rivoluzionario socialista e antirazzista delle Pantere Bianche John Sinclair.

Ma non è di "Kick Out The Jam" che vorrei qui parlare. Infondo si tratta di un opera che ha avuto tutti i suoi riconoscimenti. La migliore critica non ha certo sottovalutato quest'opera e molti affermano che si tratti del disco live più bello della storia del rock. Nel mio piccolo condivido quest'opinione.

Quella che vorrei qui raccontare è la storia del disco successivo degli MC5, inciso nel 1970 per l'etichetta Atlantic ed intitolato "Back in the USA", e cioè la storia di come il Sistema Americano così violentemente aggredito dal disco di esordio degli MC5 sia riuscito a mettere il bavaglio e spegnere la voce di questa band rivoluzionaria in modo definitivo.

Quella che di seguito è raccontata per grandissime linee è una storia che esala il puzzo del compromesso per tirare avanti. Vi rispetto, e quindi vi avvertirò quando sarà il momento di turarvi il naso.

E allora torniamo a quel lontano 1969, all'indomani dell'uscita del disco "Kick Out The Jam". Quell'urlo del cantante Rob Tyner che avviava il concerto:

"And right now... right now... right now it's time to... kick out the jams, motherfuckers!!!!!!"

era alquanto scioccante, se si considera l'epoca. Così il pubblico non colse immediatamente il potenziale dirompente dell'opera, che verrà rivalutata solo diversi anni dopo (né più e né meno di come era accaduto ai newyorkesi Velvet Underground). Però lo "scaracchio in faccia all'Amore e alla Bellezza" era partito eccome, ma non tanto in faccia alla platea, quanto addosso ai Potenti del paese, politici, finanzieri, generali, massoni, imprenditori, insomma, coloro che in ogni paese del mondo detengono realmente il potere.

Così , in una stanza del 79° piano di un grattacielo di Manhattan, ombre in abito scuro sedute intorno ad un tavolo, nell'atto di ripulirsi la cravatta da un violento sputazzo, iniziarono a riflettere su come chiudere la bocca a questi pericolosi artisti.

E' difficile non credere che i fatti che seguirono non siano stati preordinati e non abbiano risposto ad una precisa strategia. Veramente difficile.

Anzitutto venne chiusa la bocca a John Sinclair. Per il possesso di pochi grammi di erba (precisamente due canne) si beccò DIECI anni DIECI di galera. La sentenza era talmente assurda e ingiusta da scatenare in America una protesta generale. Molte rockstar, John Lennon in prima fila, iniziarono una campagna di sensibilizzazione per l'ingiustizia subita da questo intellettuale. Però, intanto lo buttarono in galera.

Dopodichè si pensò agli MC5, che di Sinclair erano il megafono. E la loro etichetta, nientemeno che la multinazionale Elektra, fece una cosa strana e sospetta: con il pretesto dell'arresto per droga del manager del gruppo, risolse il contratto con gli MC5. Una decisione assurda e tanto più sospetta se si segue attentamente ciò che accadde successivamente.

Contemporaneamente al licenziamento da parte della Elektra, si fece avanti un'altra multinazionale del disco, la Atlantic, che offrì agli MC5 un contratto alle medesime condizioni di quello precedente.

QUASI le medesime condizioni. Solo un paio di clausolette in più, niente di importante: gli MC5 avrebbero dovuto scaricare il loro vecchio manager, peraltro chiuso in galera, ed accettare, per il futuro, un produttore espresso dalla casa discografica. Il personaggio in questione era Jon Landau.

Jon Landau era un eccellente professionista (negli anni successivi lavorerà a lungo con Bruce Springsteen), ma di idee estremamente diverse da Sinclair: niente proteste possibilmente, niente scaracchi in faccia a nessuno, ma, da ora in poi, sano e pulito rock'n'roll. Quel bel rock'n' roll di una volta, Chuck Berry, roba del genere.

Jon Landau ragionava così: volete protestare? io non sono daccordo, però, se proprio ci tenete, fatelo piano. Abbassate la voce, datevi una calmata e una ripulita. Poi, se volete esprimervi contro la guerra del Vietnam o contro l'ipocrisia del Sistema, (io non sono daccordo, lo ripeto) va bene, fatelo pure, ma piano, con parole generiche e inoffensive. E poi basta con quei solforici e interminabili assoli. Basta con questa ridicola..com'è che la chiamate? Ah, psichedelia. Da ora in poi pezzi di 3 o 4 minuti e non di più. E basta anche con malati mentali come Sun Ra o gente del genere. Little Richard o Chuck Berry. Facce pulite da ora in poi.

Cosa fecero gli MC5? Mandarono a quel paese la Atlantic, Landau e compagnia? Fondarono una piccola etichetta indipendente per riprendere la lotta? Si unirono a John Lennon per la scarcerazione di Sinclair?

Sarebbe stato bellissimo. Ma no. Purtroppo non andò così. Ed ora turatevi il naso.

Accettarono la proposta della Atlantic. Scaricarono Sinclair mente questi era chiuso in galera e stava preparando l'appello a quella sentenza assurda. Firmarono per la Atlantic ed accettarono le idee antirivoluzionarie e reazionarie di Landau.

Questo spiega il motivo per cui al concerto organizzato nel 1971 da Lennon e compagni per la liberazione di Sinclair parteciparono decine di musicisti e scrittori (tanto per fare qualche nome, Yoko Ono, David Peel, Stevie Wonder, Phil Ochs, Bob Seger, Archie Shepp, Roswell Rudd, i poeti Allen Ginsberg ed Ed Sanders) ma gli MC5 non vennero fatti salire sul palco. Se lo avessero fatto sarebbero stati coperti di fischi.

Ecco il quadro dei fatti in cui si iscrive e nasce "Back in the USA". Non dirò niente su questo disco perché non c'è niente da dire, se non che non sembra la stessa band che aveva suonato "Kick Out The Jam" l'anno precedente e che si tratta di un disco letteralmente insignificante. Ma quale "protopunk"? Questa è acqua fresca!

Concludo con l'epilogo della storia: nel 1972 Sinclair vinse l'appello ottenendo una sentenza della Suprema Corte che ha fatto storia della giurisprudenza americana e che ha riconosciuto i suoi diritti civili. Venne scarcerato dopo poco più di un anno di reclusione e oggi vive ad Amsterdam, dove continua a lanciare i suoi scaracchi in faccia al potere attraverso una trasmissione radiofonica.

Gli MC5 vennero castigati pesantemente dal loro pubblico. "Back in the USA" fu un flop clamoroso e così pure il disco successivo, tanto che nel 1972 la band dovette sciogliersi per fallimento.

In una stanza del 79° piano di un grattacielo di Manhattan, un'ombra in giacca e cravatta ha detto ad un'altra ombra in giacca e cravatta "complimenti, buon lavoro. Lei farà strada!".

Rimane "Kick Out The Jam". Fortunatamente il Sistema non potè far sparire tutti i vinili di quel capolavoro.

Gli MC5, che nel 1969, ma solo quell'anno, danzarono sulle nostre sporche carogne...

P.S.

La storia dei dieci anni di galera inflitti ad un poeta fastidioso per il possesso di due joints, storia che scandalizzò l'America tutta del 1971, viene raccontata dalla rivista del web "Ondarock" (a firma Francesco Nunziata) in questo modo (turatevi nuovamente il naso):

"Irriducibili e ultra-politicizzati, gli MC5 sono un cancro da cui l'America non è mai riuscita a liberarsi. Dopo la pubblicazione dell'album, la band non riuscì a godersi il suo momento di gloria, dato che Sinclair venne arrestato per una losca storia di droga."

Dopodiché, non contenti, riescono persino a qualificare "Back in the USA" "l'album definitivo del proto-punk".

L'album definitivo! Mica noccioline.

Non credo che si siano degnati di ascoltarlo. Complimenti a "Ondarock". Veramente un giornalismo eccellente!

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