Peccato
Leggevo, pochi minuti fa, di un completo rifiuto della società odierna, delle sue strutture, dei suoi costumi, dei suoi orpelli. Un attacco condivisibile, certo, ma incredibilmente falso nel contenuto. Indubbiamente abbiamo di che lamentarci, tutto ciò che intorno a noi, nella nostra realtà controllata dal GPS e da mille altri satelliti, che monitorano ogni nostro movimento e tengono il conto di ogni nostro spostamento, senza che i nostri amati potenti, e i loro servizi mediatici, mutino la loro sorridente espressione per informarcene. Certo, sapere quante volte andiamo al cesso ogni giorno potrebbe risultare utile, ai fini di un eventuale interrogatorio.
Non vi pare un incubo? Non vi pare che lo stiamo vivendo troppo serenamente? Mi chiedo perchè a volte sentiamo ancora quel brivido, quell'adrenalina, nel fare certe cose, nel progettare, nell'azione. Siamo incredibilmente stupidi a continuare a vivere ogni giorno allo stesso modo, a servire e foraggiare un sistema più idiota di noi, a rallegrarci delle nostre griffe. Solo ora mi rendo conto di questa dicotomia tra ciò che sappiamo essere giusto e ciò che facciamo.
L'aspetto più triste, più vergognoso della questione è che siamo figli di una generazione che per prima aveva alzato la testa, sbandieato i propri slogan, urlato senza mezze parole la propria indignazione e la propria rabbia. Il '68 è stata un'opportunità miseramente sprecata. Ricordo che mio nonno parlava di ragazzi che si recavano a scuola armati, dell'aria frizzante di quell'epoca, del sentore di cambiamenti imminenti che, mese dopo mese, anno dopo anno, non sono arrivati. Rivoluzione sessuale? Non raccontiamoci storie. I sessantottini sono finiti quasi tutti in aziende antropofaghe e parassitarie, che regolano il proprio profito sullo sfruttamento di risorse umane e naturali. Opportunisti. Anche mio nonno, suo malgrado, ha ceduto.
Uno di quelli che ci credeva era John Sinclair.Vera e propria "eminenza grigia" degli MC5, Sinclair di Detroit ha segnato, fra i solchi di questo live indimenticabile, una parte della storia del secolo scorso. Urla, riff incredibili, sfuriate tra il punk e qualcos'altro, un magma incandescente di ira e voglia di essere uniti. Portatori della "fiaccola dell'anarchia" gucciniana, in un certo modo, gli MC5 rappresentano cosa sarebbe potuto essere oggi il mondo.Non una comune, certo, ma un ente sostanzialmente diverso. Le sue ingenue, ma così sentite, prediche sulla rivoluzione, sulla presa di coscienza, sull'essere fieri della propria identità di agitatori sociali, regalano ancora una sensazione particolare. Ascoltandoli, è dificile non annuire e sorridere, e pensare a come fare per cambiare,
Forse non c'è più nulla da fare, dicono molti. Una civiltà che tende all'autodistruzione perde logicamente la supremazia acquisita e il privilegio di esistere. Ma, in fondo al cuore, non sentite un'irresistibile voglia di unirvi tutti e di partecipare a qualcosa di nuovo, di migliore? Sono stanco di mettermi il giubbotto di pelle di mio nonno e pensare a cosa avrei potuto fare, se fossi vissuto a quell'epoca.
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